martedì 24 dicembre 2024

25/12/24 NATALE DEL SIGNORE

Alcuni pensano che celebrare il Natale sia commemorare il giorno della nascita di Gesù, e c’è chi arriva addirittura a cantare “Tanti auguri a te”, come se fosse il giorno del suo compleanno. Nella liturgia del Natale, la Chiesa non dice “Duemila e ventiquattro anni fa è nato Gesù!” Niente di tutto questo! Ciò che

dice è “Rallegriamoci tutti nel Signore perché oggi è nato nel mondo il Salvatore”. Oggi. Perché oggi? Perché la sua nascita tra gli uomini, uomo tra gli uomini, è vero che è avvenuta 2024 anni fa, ma la sua incarnazione è il segno del fatto che Dio da sempre, e anche oggi, si incarna, prende la nostra carne, che Dio non è nei cieli, non è lontano, ma continua a nascere oggi, man mano che ognuno di noi, pian piano, gli dà carne, cioè diventa come Gesù. Il Natale di Gesù serve per rammentarci questa grande verità. Nonostante la bellezza e la magia di tanti canti natalizi, il Natale non serve per farci commuovere un po’ cantando a Gesù la ninna nanna. Anche perché noi non seguiamo Gesù bambino. Per molti cristiani, purtroppo, Gesù resta bambino per tutta la vita, nel senso che non gli permettono di crescere, cioè che la sua incarnazione porti frutto. Ricordate il Battista, due domeniche fa, quando diceva, a proposito di Gesù: “Lui deve crescere e io diminuire”? Gesù è stato bambino per alcuni anni, poi è cresciuto, meno male, poi è morto, è risorto e ora è vivo, è con noi per sempre. Di più: col suo Spirito, è dentro di noi, continua a incarnarsi, a volersi rendere visibile attraverso di noi, a farci risorgere, cioè a farci nascere nuove creature. Vedete come il Natale e la Pasqua sono le due facce della stessa medaglia? Tanto è vero che noi siamo qui a celebrare l’Eucaristia, dove Gesù si rende presente nel pane e nel vino. Non si rende presente bambino, ma come il crocifisso risorto, donandoci il suo Spirito, per far crescere noi, per far nascere noi nuove creature a sua immagine. L'incarnazione di Dio che celebriamo a Natale, non è dunque un evento unico, del passato, che riguarda solo Gesù, ma è quell’evento storico che ci fa vedere in che modo Dio si manifesta e qual è lo scopo della nostra esistenza. Ecco perché è un evento di luce che squarcia le tenebre. La luce della stella che vide il popolo che camminava nelle tenebre, la luce che avvolse i pastori quella notte e che seguirono i Magi, non è qualcosa di fisico, ma si riferisce al cammino spirituale, interiore, che ognuno di noi è chiamato a compiere. La mangiatoia è simbolo dell’eucaristia, di Cristo che si dona come cibo di cui nutrirci, ed è segno del sepolcro dove verrà posto Gesù e da cui risorge, tanto è vero che Gesù viene avvolto in fasce, come sarà nel sepolcro. Del bue e dell’asino non parla nessun evangelista, ma siccome sono due animali legati alla mangiatoia, furono inseriti nel presepio dai primi cristiani in riferimento ad una profezia di Isaia che denunciava come, mentre l’asino e il bue riconoscono la voce del pastore che offre loro da mangiare nella mangiatoia, invece Israele si sottraeva al legame col suo Dio, e quindi vennero inseriti nel presepe non per fare da termosifoni e riscaldare Gesù, ma per indicare che Gesù è il Messia rifiutato. E così i pastori e i magi, anche loro sono personaggi simbolici, tanto è vero che di loro non si parlerà più in tutti i vangeli. I pastori rappresentano i peccatori che Cristo viene a salvare e prefigurano Gesù buon pastore, mentre i magi, che rappresentano i popoli pagani, indicano che la salvezza di Dio è per tutti gli uomini della terra, che Dio non smette di incarnarsi in ogni uomo che lo accoglie. Capite bene come, o si cerca di penetrare a fondo il l’evento e il messaggio del Natale, decifrando tutti i simboli che cercano di spiegarlo, o altrimenti sarà inevitabile che per molti, questo giorno sia soltanto una data del calendario, che domani finisce e non riesce ad avere alcuna incidenza nella vita quotidiana.