Le letture di questa seconda domenica di Avvento so
no legate tra di loro da un tema comune che si può
riassumere
con le parole di Giovanni Battista che abbiamo appe
na letto nel vangelo: ogni uomo vedrà la salvezza d
i Dio. Cioè,
Dio vuole che tutti siamo salvi. Gli ebrei, i circo
ncisi, pensavano di essere solo loro a salvarsi. Co
me magari anche noi
cristiani battezzati potremmo pensare di essere sol
o noi a salvarci. Paolo, invece, da buon ebreo, div
entato cristiano,
si rivolge alle genti, cioè ai pagani, ai non circo
ncisi, dicendo che la salvezza è anche per loro. Ma
già i profeti prima
del Battista e prima di Gesù avevano capito questa
cosa. Un esempio ci viene dalle parole del profeta
Baruc ascoltate
nella prima lettura. Baruc pensa agli ebrei che era
no stati in esilio a Babilonia e a Gerusalemme che
era stata
distrutta, e dice: Gerusalemme, guarda ad oriente d
ove c’è Babilonia, e fallo con gioia perché da lì t
utti i tuoi figli
faranno ritorno. Erano partiti a piedi inseguiti da
i nemici, come prigionieri di guerra, ma ritorneran
no a
Gerusalemme come uomini liberi e il tuo splendore l
o vedrà ogni creatura sotto il cielo. E verranno “d
al sorgere del
sole al suo tramonto”, cioè da oriente ad occidente
, ad indicare che la salvezza non è per il solo Isr
aele. E i cristiani
fin dall’inizio hanno inteso queste parole come riv
olte alla Chiesa: la Chiesa cioè è chiamata da Dio
ad annunciare la
salvezza a tutti i popoli della terra, e infatti ab
biamo pregato col salmo chiedendo al Signore che tu
tti i popoli della
terra lo riconoscano come Dio e vedano la sua bontà
: acclamate al Signore voi tutti della terra perché
il suo amore è
per sempre. Noi nel Credo ripetiamo sempre che per
noi uomini e per la nostra salvezza il Figlio di Di
o, Gesù, è
disceso dal cielo, si è fatto carne, si è fatto uom
o. Ma da cosa ci salva Gesù? e quindi che cos’è que
sta salvezza? Noi
capiamo cos’è la salvezza quando stiamo male e siam
o in mezzo ai guai, come uno che sta annegando e gr
ida aiuto.
Quindi vorremmo che Dio ci salvasse dai problemi, d
ai dolori, dalle tragedie, dalle malattie, dalla mo
rte. Quando
questo non succede, ci arrabbiamo e molti infatti p
erdono la fede. Che da un lato è anche una cosa pos
itiva, perché il
Dio inteso come assicurazione contro gli infortuni
non esiste. In realtà Gesù ci ha mostrato che Dio c
i salva non dai
problemi e dalle sciagure, ma dalla paura di pensar
e di essere soli in mezzo ai problemi e alle sciagu
re, perché Gesù
per primo, Dio fatto uomo, ha sperimentato questo e
d è il Dio con noi, l’Emmanuele. Ci salva dal pecca
to (e infatti il
nome Gesù significa “colui che salva dal peccato”),
perché il peccato è uno solo: avere paura di Dio,
credere che noi
siamo amati solo se siamo bravi, e da questo peccat
o nasce la tristezza che ci fa diventare cattivi e
incapaci a nostra
volta di amare gli altri: se non mi sento amato, ac
colto e perdonato, divento così con gli altri (dall
a tristezza nascono i
peccati). Sulla croce, perdonando tutti, ci ha salv
ato da questa paura perché ci ha fatto vedere che è
vero il contrario.
E ci salva infine non dalla morte, ma dalla paura d
ella morte, mostrandoci che da Dio veniamo, in Dio
e di Dio
viviamo, verso Dio andiamo. Gesù chiamava “battesim
o” la sua morte, perché la parola battesimo signifi
ca
“immersione nell’acqua”, e un uomo immerso nell’acq
ua dove non può respirare, muore. Col suo battesimo
, cioè
con la sua morte, Gesù ci salva dalla paura della m
orte perché risorge, perché ci fa vedere che quando
moriamo
incontriamo Lui, e che in questo si rivela l’amore
di Dio. Ecco perché sempre nel Credo ripetiamo: pro
fesso un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E’ il battesi
mo in Spirito santo e fuoco di cui parlava Giovanni
Battista. E allora
cosa dobbiamo fare per essere salvi? Per tre volte
ricorre nel vangelo di oggi questa domanda. Dobbiam
o battezzare
tutti quelli che non sono battezzati? No, di per sé
non dobbiamo fare nulla, perché noi da soli non ci
salviamo.
Semmai la domanda corretta è un’altra: cosa dobbiam
o fare per ACCOGLIERE la salvezza che ci viene dona
ta dal
Signore? Anzitutto, alla luce della Parola di Dio c
he abbiamo ascoltato, dobbiamo far scoprire a tutti
quelli che non lo
sanno qual è la salvezza di Dio, ma per farlo dobbi
amo averlo capito noi, e per capirlo dobbiamo capir
e il significato
del nostro Battesimo. Poi dobbiamo “colmare le vall
i, livellare il terreno, raddrizzare i sentieri, ri
empire i burroni,
spianare le vie tortuose” (come diceva sempre il Ba
ttista nel vangelo di oggi riprendendo proprio le p
arole ascoltate
dal profeta Baruc). Che tradotto vuol dire coltivar
e la nostra interiorità cercando di togliere tutto
ciò che è di
inciampo. E come si fa a fare questo? Prima di tutt
o ascoltando la Parola di Dio, quella Parola che, a
bbiamo all’inizio
del vangelo, venne su Giovanni nel deserto, il luog
o del silenzio, e dunque imparando anche noi a trov
are momenti e
luoghi di silenzio nei quali far risuonare in noi l
a sua Parola che ci salva e ci libera da tutte le p
arole false che
ascoltiamo ogni giorno, nelle quali crediamo e dall
e quali nascono poi tutte le paure da cui la Parola
di Dio ci salva. E
da ultimo cosa dobbiamo fare per essere salvi? Port
are frutti degni di conversione, diceva il Battista
. E cioè, per
usare le parole di san Paolo: avere gli uni verso g
li altri gli stessi sentimenti di Gesù. E avere gli
stessi sentimenti di
Gesù significa vivere come figli del Regno, che è i
l titolo di questa seconda domenica di Avvento, cio
è imparare a
vivere con la consapevolezza che siamo figli amati
e che dobbiamo amare i fratelli nella vita concreta
di ogni giorno,
come spiega il Battista alle folle, ai pubblicani e
ai soldati. Non dice loro di cambiare professione,
ma di vivere la loro
professione con un cuore nuovo, il cuore di un figl
io che ama il fratello: se hai due tuniche, danne u
na a chi non ce
l’ha; se sei un pubblicano che deve riscuotere le t
asse, fallo, ma non fare lo strozzino; se sei un so
ldato che deve
garantire l’ordine, fai questo e non abusare della
tua posizione con la violenza.
(Devo stare attento ai bisogni degli
altri anziché non interessarsi del prossimo – propo
sta della settimana per i ragazzi).
Se dunque l’Avvento è il tempo
favorevole nel quale imparare ad accorgerci della p
resenza del Signore che viene a noi per donarci la
sua salvezza
con la sua Parola, con l’Eucaristia, col suo Spirit
o, con la sua presenza nel volto dei fratelli, com’
è importante che
ciascuno di noi, personalmente, cerchi di entrare i
n contatto con Lui, di non restare in superficie, e
che si chieda: e io
cosa devo fare per accogliere la sua salvezza? E so
prattutto cercare di rispondere a questa domanda.