lunedì 31 agosto 2020

I DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI

 Le letture delle domeniche dopo il Martirio di san Giovanni Battista ruotano intorno ad un tema riassunto dalla domanda di Erode che compare nel vangelo di oggi: chi è costui del quale sento dire queste cose? E cioè: chi è Gesù? Una domanda alla quale i vangeli delle prossime domeniche ci 

aiuteranno a rispondere. Vorrei proprio che ci concentrassimo su questa cosa, e cioè che prima di tutto, se vogliamo cercare di capire chi è Gesù, dobbiamo leggere, conoscere, studiare, meditare il vangelo. Guardate, questa è una cosa che ripeto spesso, tanto importante quanto dimenticata da ancora troppi cristiani, soprattutto cattolici, per i quali la Bibbia in generale e i vangeli in particolare restano degli sconosciuti. Faccio un esempio con una domanda alla quale chiaramente non chiedo di rispondere pubblicamente, ma ognuno risponde per sé: quanti di voi quando pregano lo fanno tenendo in mano il vangelo, leggendo alcuni versetti, cercando di capirne il significato con l’ausilio di un buon commento e poi, dopo aver capito cosa vogliono dire, ci riflette sopra, prova a identificarsi nella scena, coi vari protagonisti, e inizia a chiedersi cosa questa Parola dice alla sua vita di nuovo, di bello, quali cambiamenti chiede di operare, e poi, solo a quel punto, inizia a pregare chiedendo al Signore di aiutarlo a vivere queste cose? Quanti di voi lo fanno? Questa si chiama tecnicamente Lectio divina, il metodo di preghiera che per più di vent’anni il compianto cardinale Martini ha insegnato in tutte le salse ai fedeli della nostra diocesi. Perché, vedete, se non si fa così, si va avanti tutta la vita a pensare tutto e il contrario di tutto di Gesù senza mai conoscerlo, e allora come si fa poi a definirsi suoi discepoli? Uno dice: mi accontento delle letture che si leggono in chiesa nella messa. Certo, meglio questo che niente, ma le letture sono frammenti che poi il prete cerca di spiegare nell’omelia, ma se si mette a farlo bene la tira lunga come faccio io e poi ci si stanca, altrimenti non lo fa e può limitarsi solo a dire qualcosa proponendo una riflessione come sto facendo io in questo momento a partire da una frase. E del resto non è l’omelia il momento deputato a fare un corso biblico. Poi però se uno non trova anche altri momenti al di fuori della Messa per approfondire appunto la Parola di Dio, è chiaro che va avanti tutta la vita a dirsi cristiano senza conoscere Gesù. Ecco, io penso che sarebbe bello, visto che durante l’anno la nostra comunità, tra l’altro anche nella persona del sottoscritto, offre tante opportunità per approfondire la Parola di Dio, che chi viene normalmente in chiesa e non trova altre forme per fare questi approfondimenti, cominci a prendere seriamente in considerazione di fare qualcosa. Dopodichè, c’è anche un altro rischio nel quale si può incorrere, cioè quello di fare come Erode. Di lui si dice che ascoltava tutto quello che si diceva di Gesù e addirittura cercava di vederlo. Cosa lodevole di per sé. Peccato che quando poi lo incontrò faccia a faccia perché Pilato lo mandò da lui come prigioniero, invece di provare a conoscerlo, cercò soltanto di verificare le idee che si era fatto su di lui basandosi su quello che gli veniva raccontato, per cui si limitò a considerarlo un fenomeno da baraccone e a chiedergli di fargli qualche miracolo. Gesù naturalmente restò in silenzio e non fece nulla. Questo rischio è anche il nostro quando noi attribuiamo a Gesù le nostre idee su Dio. Sapete quando uno magari dice di non credere in Dio. A chi dice così occorrerebbe rispondere dicendo, anche a noi stessi: ma cosa intendiamo con Dio? Chi è Dio? Di quale Dio parliamo? Nessuno ha mai visto Dio, e per questo ognuno se lo immagina a modo suo, però tutti, pensando a Dio, lo pensiamo come creatore, certo, ma anche governatore del mondo, legislatore, giudice, poliziotto e mago, capace di intervenire a risolvere i guai, tanto è vero che in ogni religione la preghiera alla divinità è fatta di domande di richiesta perché Dio intervenga a risolvere i nostri guai. Ecco, di fatto, anche noi cristiani spesso facciamo così nei confronti di Gesù. Se lui è Dio, e Dio è quello che ho appena descritto, allora Gesù deve farlo. Poi per forza che quando Gesù, invece, non si comporta facendo quello che noi pensiamo di Dio, allora si va in crisi di fede o la si perde. Invece, il ragionamento da fare è il contrario. Noi di Dio non sappiamo niente: tutto quello che sappiamo è ciò che Gesù ci ha fatto vedere. E Gesù, per esempio, ci ha insegnato che la preghiera non serve per convincere Dio a fare quello che gli chiediamo con mille parole, non serve per chiedere a Dio di cambiare il corso degli eventi, ma per cambiare me, il mio modo di affrontare le cose, per essere trasformato, per imparare ad usare lo Spirito santo che ci è dato, perché l’unico dono che Dio fa è lo Spirito santo che serve per farci diventare come lui. Però vedete, e qui torniamo al discorso iniziale. Se non studiamo il vangelo, queste cose che Gesù ha insegnato non si conoscono. E poi, ultima cosa, altrettanto importante. La fede cristiana non è un generico credere che Dio esiste o credere nelle verità che tra poco ripeteremo nel Credo, ma credere che Gesù ha ragione, fidarci della sua Parola, l’unica vera, e non credere a tutte le altre che, come dice san Paolo nel primo versetto del brano della lettera agli Efesini, sono vuote, false, vane. E così sia.