lunedì 4 gennaio 2021

EPIFANIA 2021 (Messa vigiliare)

Questa celebrazione solenne dà inizio non solo alla festa dell’Epifania, ma alle settimane dopo l’Epifania che si concluderanno quando comincerà la Quaresima. Perché l’Epifania racchiude le prime tre grandi manifestazioni della divinità di Gesù. Non solo quella davanti ai Magi, ma altre due: il suo

battesimo al Giordano e quella durante le nozze di Cana, che celebreremo le prossime domeniche. Sant’Ambrogio ne aggiunse un’altra, quella del momento della condivisione dei pani e dei pesci. La Messa di questa sera le racchiude tutte insieme, anticipandole, come si canta nell’inno di sant’Ambrogio col quale abbiamo iniziato l'eucaristia di questa sera, inserita nella preghiera del vespero. Ed è il motivo per cui abbiamo ascoltato letture profetiche che prefigurano l’arrivo dei Magi e il tema del Battesimo. E la pagina di san Paolo e del vangelo parlavano proprio del Battesimo di Gesù e del nostro Battesimo. Proviamo allora a ripercorrerle brevemente. Le prime due, dicevo, sono una profezia dell’adorazione dei Magi che si celebra domani. Il libro dei Numeri parla di Balaam, un indovino, che non apparteneva al popolo di Israele, che annuncia però che da Israele sarebbe sorto un astro, una stella, che avrebbe governato il suo popolo. Anche i Magi non provenivano da Israele, erano pagani, e proprio loro riconosceranno in Gesù bambino questa stella. Isaia aveva annunciato che a Gerusalemme non sarebbero tornati solo gli israeliti che erano in esilio, ma che sarebbe arrivata gente da ogni dove per adorare l’unico Dio. I Magi ne sono la dimostrazione: venivano da un Oriente misterioso, patria delle religioni più diverse, e arriveranno a Gerusalemme per dire che Dio appartiene a tutta l'umanità: è il Dio di tutti, e per tutti fa sorgere una stella, per chiunque lo cerchi con cuore sincero. Le letture successive, invece, ci hanno introdotto al momento del battesimo di Gesù al Giordano. Abbiamo ascoltato il racconto della morte del profeta Elia, un racconto mitico pieno di simboli. Elia muore presso il Giordano perché attraversando questo fiume che il popolo di Israele era entrato nella terra promessa e viene rapito su un carro di fuoco. Sono simboli che indicano come la morte è il passaggio nella terra promessa, e questa terra è entrare in piena comunione col fuoco dell’amore di Dio. Anche il breve racconto successivo è simbolico. Il profeta Eliseo, successore di Elia, getta nell’acqua del Giordano un pezzo di legno per fare riemergere il ferro di un’ascia che vi era caduta dentro. La pesantezza del ferro rappresenta la nostra condizione mortale, il legno che lo fa riemergere è la croce di Cristo che, immerso nelle acque della morte, poi risorge. Ecco allora perché Gesù si farà battezzare da Giovanni nel Giordano prima di cominciare la sua missione: per manifestare fin dall’inizio quello che gli accadrà. Il suo Battesimo anticipa la Pasqua. Ecco perché, in questo giorno solenne, dopo il vangelo viene proclamata la data della prossima Pasqua. E san Paolo, nei versetti della lettera a Tito, spiega che attraverso il Battesimo che noi abbiamo ricevuto, Gesù ci ha associati al suo destino: quando anche noi, con la morte del nostro corpo, verremo immersi nell’acqua della morte (la parola “battesimo”, non dimentichiamolo, significa “immergersi dell’acqua”, e un uomo immerso nell’acqua muore, per cui l’acqua del battesimo è simbolo di morte), egli ci farà risorgere, ci tirerà fuori dell’acqua. Ma il Battesimo che abbiamo ricevuto è il segno che noi già adesso siamo uniti al destino di Gesù, perché siamo già riempiti del suo Spirito di vita. Dio, in Gesù, si fa uomo nel Natale per insegnarci come vivere in pienezza la nostra umanità, e ci dona il suo stesso Spirito per darci la forza di vivere come Gesù e avere il suo stesso destino. Il simbolo dell’acqua tornerà nel momento delle nozze di Cana: l’acqua trasformata in vino rappresenta la nostra vita mortale che Dio fa diventare immortale, se però noi impariamo a vivere la nostra esistenza guidati dal suo Spirito d’amore. Se cioè la nostra vita diventa pian piano un’epifania, cioè una manifestazione, pur piccola, dell’immenso amore di Dio. E questo vale per tutti, per ogni uomo, quale che sia la sua provenienza o la sua condizione, come testimoniano i Magi. Vedete dunque come il cerchio si chiude e ogni elemento trova il suo posto? Se noi riduciamo l’Epifania al semplice ricordo di tre strani personaggi che arrivano ad arricchire il nostro bel presepe, non andiamo da nessuna parte. L’Epifania è tutta la vita di Gesù che manifesta ad ogni uomo il suo essere Dio, e manifesta chi è Dio veramente: è Padre che vuole fare diventare suo figlio, come Gesù, ogni uomo della terra, simboleggiato dai Magi; e suoi figli si diventa se accogliamo e seguiamo il suo Spirito che ci renda capaci di vivere come Gesù, di trasformare la nostra vita a sua immagine, per passare da una vita mortale a una immortale, come i segni del Battesimo e delle nozze di Cana manifestano. Ecco perché la liturgia distribuisce queste tre epifanie di Gesù distribuendole nelle prossime settimane. Ecco perché l’Epifania non si conclude domani. Perché tutta la nostra vita diventi pian piano epifania, manifestazione, dell’amore del Signore, man mano che gli permettiamo di trasformarci, e cioè di far si che il Natale non ci sia stato per niente. Il Natale accade perché sia per ciascuno subito Pasqua.