domenica 30 gennaio 2022

16/01/22 SECONDA DOMENICA DOPO EFIFANIA

In questa domenica si celebra la terza Epifania di Gesù, dopo quella del 6 gennaio davanti ai Magi e quella di domenica scorsa del suo battesimo al Giordano. Anzi, l’evangelista Giovanni dice che quello di Gesù a Cana di Galilea fu addirittura il primo segno con il quale egli manifestò la sua gloria. 

Epifania vuol dire appunto manifestazione. E, pensandoci bene, viene da chiedersi: ma possibile che la gloria di Dio possa manifestarsi trasformando più di 700 litri di acqua in altrettanti litri di ottimo vino per far contenta una coppia di sposi e dar da bere a tutti gli invitati che erano già ubriachi? Beh, da un lato si, se pensiamo che la gloria di Dio è la felicità dell’uomo e il vino rappresenta proprio questo. Nella cultura ebraica, gli alimenti ritenuti necessari alla sussistenza fisica erano l’acqua, il pane e l’olio. Il vino era un di più. Vale anche per noi: senza vino possiamo vivere, senz’acqua no. Chiaramente il vino è un simbolo, il simbolo di cosa? Potremmo dire del “superfluo necessario”. Cosa potrebbe essere questo superfluo necessario? Potrebbe essere quella pace del cuore che nasce dall’amore, che porta frutti di carità, relazioni autentiche, gioia di vivere, speranza nei momenti avversi e anche di fronte alla morte. Si può vivere anche più di cent’anni, ma vivere come dei morti viventi, che è quello che mi pare stia accadendo in questo lungo tempo di pandemia. Un tempo nel quale purtroppo sono a rischio l’acqua, il pane e l’olio, cioè il necessario, che tradotto vuol dire la salute o il lavoro. Ma preoccupandosi solo di questo cosa succede? Succede che si sopravvive, si vive per sopravvivere, e infatti si vive molto male, pieni di paure, angosce, affanni e depressioni. Stiamo facendo, soprattutto noi battezzati, l’errore più grande di tutti, quello di preoccuparti SOLO di mettere le mascherine, di stare distanziati, di fare le file per tamponi e vaccini. E’ questo SOLO il problema. Queste cose rappresentano l’acqua, il pane e l’olio. Ma se unitamente a queste cose non ci preoccupiamo di coltivare la nostra vita interiore e non ci accorgiamo che manca il vino, siamo fregati. Andare al supermercato è necessario per vivere, e infatti ci vanno tutti, perché se no si muore. Fare i vaccini è doveroso per sé e per gli altri per contrastare il COVID. Ma una volta riempita la pancia, c’è bisogno di quel “superfluo necessario” che invece sono pochi a cercare, basti vedere come si sono svuotate le nostre chiese, e sarebbe interessante fare un’indagine per capire come in questi anni le persone, anche noi che siamo qui, si sono preoccupate di coltivare la loro vita interiore. Perché accade questo? Perché non si capisce che questo vino è un superfluo necessario, ma si pensa che sia solo un superfluo. Vedete come sono tante le chiavi di lettura con cui interpretare questo brano di vangelo? La cosa più stupida, anche qui, è fermarsi in superficie, trasformando così questo vangelo in una barzelletta, appunto perché spontaneamente viene da chiedersi: ma con tutti i miracoli che Gesù avrebbe potuto fare e che potrebbe continuare a fare anche oggi, non ci sarebbe qualcosa di meglio che trasformare l’acqua in vino? Qui, vedete, sorgono tante domande sul tema dei miracoli. Una scorretta interpretazione di questi racconti può portare a prendere grossi abbagli e a far perdere la fede. Che, tutto sommato, non sarebbe neanche un male, perché così la si smetterebbe di continuare a credere in un Dio che non c’è. Perché fondamentalmente, questo è l’errore, uno pensa a Dio come il dispensatore di grazie e miracoli. Pensateci un attimo e ditemi se non è vero: quando uno prega, perché prega se non per chiedere al Signore le grazie di cui hai bisogno in riferimento ai problemi della vita più o meno gravi che siano? Se Dio è questo e mi risponde, bene; se non mi risponde lui, uno ci prova con qualche santo; se nessuno risponde, si perde la fede e ci si arrabbia pure appunto perché non si capisce come mai Gesù o i santi abbiano in vita fatto così tanti miracoli e non continuino anche adesso. Ma Dio è questo? Quelli che noi andiamo avanti a chiamare miracoli sono cose davvero accadute o no? Quelli che noi chiamiamo miracoli, i Vangeli, lo abbiamo proprio letto oggi, li chiamano segni. Cos’è il segno? E’ il cartello con la scritta ristorante, ma non è il ristorante: se uno si ferma sotto il cartello, resta lì tutto il giorno invece di entrare a mangiare. Allo stesso modo, se uno, leggendo questo racconto, si aspetta che Dio trasformi l’acqua in vino, cioè che Dio risolva i miei problemi o faccia sparire la pandemia, non si va da nessuna parte, e se si continua a trasmettere anche ai più piccoli l’idea che Dio si debba pregare per ottenere queste cose, per forza poi le chiese si svuotano, perché di un dio così non ce ne facciamo niente, è solo superfluo e non necessario. Chi sarà interessato ad approfondire questi temi, da giovedì riprendono le catechesi per gli adulti e anche oggi, su internet, potete andare ad ascoltare una spiegazione più dettagliata di questo vangelo. Sono sempre una minoranza quelli davvero interessati, ed è un grosso problema, perché vuol dire non desiderare di maturare nel cammino di fede: sarebbe più comodo dire tutto nella predica, possibilmente breve. Ma io penso che il modo migliore per onorare la nostra coscienza cristiana, sia non far cadere quanto molte volte ripeteva il cardinal Martini, e cioè che la vera differenza, oggi, non è tra chi crede e chi non crede, ma tra chi pensa e chi non pensa.