giovedì 6 gennaio 2022

6/01/22 EPIFANIA

L’Epifania è una festa ricchissima di simboli e di significati. E’ una festa che, fin dall’antichità, celebra non solo la visita dei Magi, ma anche il Battesimo di Gesù al Giordano, il momento delle nozze di Cana e quello della condivisione dei pani e dei pesci. E infatti l’Epifania prosegue anche nelle prossime domeniche dove 

celebreremo queste epifanie del Signore. Cosa vuol dire epifanie del Signore? La parola “epifania”, lo sappiamo, vuol dire “manifestazione”, e oggi è facile associare questa parola alle manifestazioni di piazza, quelle di protesta, perché “manifestare” cosa vuol dire? Vuol dire far vedere, mostrare a tutti i propri sentimenti, belli o brutti, quello che uno porta dentro di sé, nel bene e nel male, le proprie gioie, le proprie rabbie e, comunque, uno manifesta sempre agli altri quello che vuole, quello che è o quello che vuol sembrare. E qui mi torna sempre in mente il verso di una stupenda poesia a cui sono molto legato che, riferendosi a Gesù, parla della sua “ostinata decisione di essere Dio, non di sembrarlo”. Cosa vuol dire che Gesù decide di essere Dio e non di sembrarlo? Vuol dire che Gesù manifesta, ci fa vedere, ecco l’epifania, chi è davvero Dio, per scoprire che questo Dio è completamente diverso da quello che sembra a noi. Se ne accorsero i Magi. Essi cercavano Dio, desideravano vederlo, e per questo seguivano una stella (desiderare, in latino, vuol dire proprio interrogare le stelle), ma nel loro cammino commisero degli errori: andarono a Gerusalemme, la città del potere, del re, invece di andare subito nel piccolo villaggio di Betlemme; chiesero informazioni del bambino a un assassino di bambini; cercavano una reggia, invece di una povera casa. Perché? Perché quando si cerca Dio lo si associa qualcosa di grande, come un re potente che domina tutti, che governa con la forza, che fa, che disfa, che dà le leggi, che premia, protegge e custodisce quelli che gli obbediscono e punisce tutti gli altri. Dio sembra che sia questo. Invece scoprono che Dio si manifesta nell’amore di una coppia che tiene in braccio un bambino, e l’amore è qualcosa non da cercare, ma da accogliere. Non solo: scoprono che l’amore di Dio è per tutti i popoli della terra, anche per i pagani come loro, che non appartenevano al popolo di Israele. Lo aveva profetizzato Isaia nella pagina che è stata proclamata, dicendo che a Gerusalemme sarebbero accorse genti straniere per portare doni al Signore. E i doni dei Magi sono l’avverarsi di queste profezie. Portano l’oro, che era un omaggio regale, perché riconoscono che il Dio che si manifesta in quel bambino è il Re non solo di Israele, ma di tutti, Padre di tutti, Padre nostro, quindi che il Regno di Dio è più grande del regno di Israele e abbraccia tutto il mondo, non accetta muri o barriere. Portano l’incenso, che era l’offerta che solo i sacerdoti offrivano a Dio nel tempio, per dire che solo loro potevano avere un rapporto diretto con Dio: con Gesù, invece, tutta l’umanità diventa un popolo sacerdotale capace di comunicare con Dio, perché Dio è presente col suo Spirito in ogni uomo. E portano la mirra, che era il profumo dell’amore e dell’intimità degli sposi: Israele si considerava il popolo sposa di Dio, Dio era lo sposo e il popolo la sposa. Anche questo privilegio passa a tutta l’umanità. Questi tre doni, così simbolici e carichi di significato, nel Battesimo che abbiamo ricevuto è Dio stesso a restituirli a noi, perché col Battesimo noi siamo diventati, come Gesù re, sacerdoti e profeti: re e regine che devono usare il loro potere amando e prendendosi cura dei fratelli per costruire il Regno di Dio; sacerdoti e sacerdotesse, tutti voi, non solo noi preti, perché tutti possiamo comunicare con Dio ed essere in comunione con lui ricevendo la sua forza per vivere ogni nostra azione manifestando il suo amore agli altri; profeti e profetesse che possono sentire l’intimità sponsale col Signore che ci fa vedere e vivere con i suoi occhi ogni circostanza bella e brutta della vita, ed essere così luce per gli altri, diventando noi epifania, manifestazione di Dio. Penso come in questo tempo così prolungato e difficile di pandemia, quando spesso si ripete che si vede una luce in fondo al tunnel, una luce che purtroppo a volte appare più vicina e a volte sembra allontanarsi. Ebbene, essere manifestazioni di Dio vuol dire non dimenticare che Gesù ha detto ai suoi discepoli non di attendere la luce in fondo al tunnel, ma ha detto: siete voi la luce del mondo, siete voi che dovete manifestare in mezzo al buio la presenza di Dio, perché Dio si manifesta attraverso la nostra umanità che si trasforma a sua immagine. E il destino di chi vive così la sua vita umana è lo stesso destino di morte e risurrezione di Gesù. E’ la Pasqua la più grande epifania di Gesù perché manifesta il destino di tutti coloro che vivono la loro umanità come Gesù. Ed è il motivo per cui, in questo giorno, è stata proclamata solennemente la data della Pasqua che celebriamo in ogni eucaristia. Noi celebriamo l’eucaristia per essere trasformati a sua immagine, per diventare noi epifania di Dio, il corpo visibile di Cristo in questo mondo.