domenica 2 gennaio 2022

2/01/22 DOMENICA DOPO L'OTTAVA

La liturgia di questa domenica del tempo di Natale ci fa compiere uno sbalzo di 30 anni presentandoci il primo discorso di Gesù, non più bambino, ma ormai adulto, nel quale spiega il senso di tutta la sua missione, il suo programma di vita, ed è bello che questa pagina evangelica venga proclamata nella 

liturgia in questa prima domenica del nuovo anno civile, perché l’inizio di un nuovo anno è carico di attese, di aspettative, di speranze e anche di quelli che comunemente chiamiamo buoni propositi. Ecco, questa pagina di vangelo ci richiama qualcosa di molto più profondo rispetto ai nostri buoni propositi, perché stimola la Chiesa in generale e ciascuno di noi in particolare a chiedersi: qual è il mio programma di vita? Su cosa fondo la mia esistenza? In che modo il programma di vita di Gesù, che dovrebbe essere quello della Chiesa, di ogni comunità e di ogni cristiano, coincide di fatto col mio programma di vita? Il mio programma di vita è quello di Gesù o no? Questo è il punto. Proviamo allora a guardare da vicino il manifesto col quale Gesù presenta quello che sarà il suo programma di vita, il senso della sua missione. Gesù, nella sinagoga, va a cercare un brano particolare dell’AT, e lo prende dal capitolo 61 del profeta Isaia, applicandolo a sé. Gesù dice di sé di essere riempito dello Spirito di Dio (Lo Spirito del Signore è sopra di me), di essere il Cristo, la manifestazione di Dio (per questo mi ha consacrato con l’unzione) e di essere mandato incontro ai bisogni e alle sofferenze degli uomini. Infatti, dice, “mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio”. Ora, il lieto annunzio che i poveri attendono quale può essere? La fine della loro povertà. Gesù viene a realizzare la volontà del Padre che già era contenuta nel libro del Deuteronomio, dove Dio aveva detto: “Non vi sarà alcun bisognoso in mezzo a voi”. Poi prosegue: “A proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista”. Prigionieri sono coloro che sono schiavi del loro egoismo e fanno il male, ciechi sono coloro che non vedono che Dio è Padre, non si pensano come figli e non considerano gli altri come fratelli: missione di Gesù, con i suoi gesti e le sue parole, sarà manifestare che invece Dio è Padre, noi siamo figli e gli altri sono fratelli, con tutte le conseguenze che ne derivano. Infatti prosegue: sono stato mandato “a rimettere in libertà gli oppressi”, coloro che vivono situazioni di oppressione e di ingiustizia. E poi: “a proclamare l’anno di grazia del Signore”, quello del giubileo, dove andavano rimessi i debiti di tutti e ogni forma di schiavitù andava abolita. La pagina di Isaia, se andate a leggerla nella Bibbia, vedete che prosegue poi con un altro versetto che parla del giorno di vendetta di Dio, e Gesù lo omette, non lo legge, su questo non è d’accordo con Isaia, perché Gesù viene a proclamare soltanto amore per tutti, ma mai vendetta. Ecco il suo programma di vita, che non è altro che la traduzione del progetto, del piano, della volontà, del sogno che Dio ha dall’eternità: Gesù è il Cristo perché viene a realizzarlo. Gesù è il Logos, il Verbo di Dio, la Sapienza di Dio incarnata, concretizzata in un uomo. Quella Sapienza di cui parlava la splendida pagina del libro del Siracide che è stata proclamata come lettura, il disegno che Dio ha da sempre, quello di realizzare armonia e comunione laddove regnano disarmonia, lotta, cattiveria, caos, egoismo. A conti fatti, vedendo come vanno le cose, dovremmo concludere che Gesù ha fallito questa missione, non perché non si stato fedele a questo programma di vita, ma perché le cose, nel mondo, non sono cambiate. Ma è per questo che Dio si è fatto uomo in Gesù, è questo il senso del Natale: si è fatto uomo precisamente per dare a noi il suo stesso spirito per proseguire l’opera di Gesù, per diventare noi degli altri cristi, manifestazioni di Dio, naturalmente se decidiamo appunto non di fare semplici buoni propositi, ma di avere anche noi come programma di vita quello di realizzare il sogno di Dio. Per questo dicevo che occorre che ognuno si chieda se è davvero questo il nostro programma di vita, o se, invece di scegliere di lasciarci guidare dallo Spirito, continuiamo a farci guidare dalla carne, come dice san Paolo nel brano della lettera ai Romani. La contrapposizione tra carne e spirito, tra essere uomini e donne carnali invece che spirituali, attenti bene, non ha nessun riferimento al sesso, e nemmeno al fatto che un uomo carnale è uno che vive la vita di tutti i giorni e un uomo spirituale è quello che se ne sta a pregare tutto il giorno. Essere carnali vuol dire lasciarci dominare dall’istinto che conduce a pensare solo al proprio benessere disinteressandosi dei bisogni degli altri, mentre essere spirituali vuol dire appunto lasciarsi guidare dallo Spirito dell’amore di Dio che conduce appunto ad assumere come programma di vita quello di Gesù. Questo vuol dire, come ripeto sempre, che Dio non agisce magicamente dall’alto mettendo delle pezze, ma agisce attraverso le nostre azioni quando impariamo a lasciarci guidare dal suo Spirito, trasformandoci, diventando noi degli altri Cristo.