domenica 16 ottobre 2022

16/10/22 DEDICAZIONE DELLA CHIESA CATTEDRALE (ANNO C)

Il lungo tempo dopo la Pentecoste giunge lentamente al termine. Con oggi iniziano le ultime settimane che ci condurranno all’Avvento e che prendono il nome dalla solennità che ogni anno, la terza domenica di ottobre, si celebra nella nostra diocesi, cioè quella del ricordo della consacrazione del 

Duomo di Milano. Sono settimane dove la liturgia ci invita a contemplare il mistero della Chiesa, non quella fatta di pietre magnifiche come il Duomo, o di cemento e mattoni come gli edifici, le chiese, appunto, in cui ci raduniamo per le nostre liturgie, ma la Chiesa con la C maiuscola, cioè fatta da quelle pietre vive che sono tutti i cristiani, che siamo noi battezzati. Vedete, anche oggi c’è gente che dice “Cristo si, Chiesa no”, cioè: io non ho niente contro Dio e Cristo, ce l’ho su col suo fan club che è la Chiesa, con i suoi peccati, i suoi scandali, le sue contraddizioni, i suoi soldi, identificando la Chiesa in un’istituzione. Del resto, nei dibattiti pubblici spesso si parla della Chiesa per gli scandali come quelli legati ai soldi o alla pedofilia, oppure per parlare del Papa e del Vaticano. Molti, del resto, vedono di più il Papa in televisione del prete in parrocchia. Penso ai grandi eventi, come erano fino a qualche anno le giornate mondiali della gioventù, o quando il Papa, durante il venerdì santo nel lockdown, si presentò solo, sotto la pioggia, in piazza san Pietro. Per molti, la Chiesa è questo, oppure un organismo che rende servizi sociali a prezzi modici come l’oratorio estivo per parcheggiare i figli prima di andare in vacanza. Per altri, il prete e le catechiste sono diventati come il preside e le insegnanti della scuola a cui rivolgersi per chiedere battesimi, prime comunioni e cresime come se fossero tappe obbligatorie alle quali sottoporre i figli, che si fanno perché la fanno ancora in molti, e sarebbe brutto che il proprio figlio non possa fare la festa come tutti gli altri, e quando hanno fatto la Cresima dicono “finalmente ci siamo tolti il pensiero dei sacramenti”, e così anche i figli hanno completato la scheda punti per diventare cristiani cattolici non praticanti. Ma è questa la Chiesa? Evidentemente no. La parola “chiesa” significa “convocazione, aggregazione, assemblea”, e non è un’organizzazione nata da un accordo di alcune persone, ma nasce dal disegno, dal progetto di Dio di spingere gli uomini ad uscire dall’individualismo, dalla tendenza a chiudersi in se stessi, e di chiamarli alla comunione con lui, alla sua amicizia, a partecipare della sua stessa vita divina, a rendere tutti i suoi figli una sola famiglia, perché nessun uomo è un’isola. Fin dall’inizio, da quando Gesù chiamò i suoi primi discepoli a seguirlo, la Chiesa è il nome di quelle relazioni che dovrebbero condurre altre persone a incontrare Gesù, lo stesso Gesù che incontrarono i primi discepoli, non un altro Gesù, quel Gesù crocifisso e risorto che nei sacramenti continua a rendersi vivo e presente per incontrarci, per farci diventare una cosa sola con lui, per farci essere suo corpo, dove lui è il capo. Ecco perché non c’è separazione tra Cristo e la Chiesa, come non può esserci separazione tra il corpo e la testa (non c’è bisogno di spiegare cosa accade se a qualcuno viene tagliata la testa). Come Gesù ha testimoniato il Padre, così la Chiesa è il corpo di quelle persone che testimoniano Gesù, e continua a rendersi presente col suo corpo. La Chiesa siamo noi che facciamo parte di questo corpo e che dobbiamo riflettere il volto di Cristo, ognuno, certo, a modo suo, con la sua funzione, ognuna diversa dall’altra. E se un membro sta male o non fa giudizio, tutto il corpo sta male. La Chiesa dice, la Chiesa fa, la Chiesa dovrebbe essere più povera, e uno pensa alla Chiesa identificandola col Vaticano, scambiando così una parte per il tutto, grandissimo errore, perché della Chiesa fanno parte tutti i battezzati, anche noi, quindi anche noi allora dovremmo essere più poveri, e vai a dire che dovrebbero essere più povere le chiese di tanti paesi del mondo (tra parentesi, che possono vivere e stare in piedi proprio perché c’è il Vaticano). O ci rendiamo conto che tutti facciamo parte della Chiesa, o non andiamo da nessuna parte, e la facciamo diventare roba da preti. I genitori che portano i figli in parrocchia per usufruire di un servizio e poi si lamentano se non viene svolto bene, dimenticano che anche loro fanno parte della parrocchia e quindi della chiesa, e che devono fare la loro parte. Idem per chi viene a Messa solo per assistervi, senza partecipare attivamente o contribuire economicamente e fattivamente alle esigenze, salvo lamentarsi se magari trovano non tutto pulito o se, magari, tra qualche mese, visto come vanno le cose, dovremo star qui senza riscaldamento per via dell’aumento smisurato delle bollette e della diminuzione delle offerte. Non ho commentato le letture di oggi, lo farò lunedì sera nel momento di scuola della parola a cui da anni siete sempre tutti invitati a partecipare, e mi sono limitato a lanciare solo qualche provocazione che spero però possa essere per tutti di stimolo a sentirci parte della Chiesa universale, di questa porzione di Chiesa ambrosiana che è la nostra comunità, e imparare ad amarla, con tutti i suoi limiti, i suoi peccati, i suoi errori, le sue contraddizioni, presenti in qualunque famiglia umana, chiamati a superarle, consapevoli, appunto, che non stiamo parlando di qualcosa di estraneo a noi, ma a cui apparteniamo perché è il corpo stesso di Cristo.