lunedì 31 ottobre 2022

TUTTI I SANTI (ANNO C)

Anzitutto buon onomastico a tutti! La bellissima festa di oggi che si ripete tutti gli anni tocca diversi aspetti della nostra fede. Anzitutto il Paradiso, la vita dopo la morte, la risurrezione, perché se noi invochiamo i santi vuol dire che parliamo di persone viventi, che la morte, per chi nella vita terrena si è 

lasciato guidare dallo Spirito di Gesù, non esiste. Ci crediamo a questa cosa qui o no? Collegato a questo c’è un altro aspetto: cosa vuol dire diventare santi? Vuol dire diventare come Dio, solo che “santo” è un termine ambiguo, perché significa separato, ed è una parola che nasce dall’idea che Dio è una realtà che ci trascende, che va oltre, il totalmente altro, distante, inconoscibile, imprendibile, inaccessibile, quindi separato, che è altro da noi. Solo che, con Gesù, questo Dio si è fatto uomo, si è messo nelle nostre mani, si fa mangiare, precisamente per farci diventare come lui. Per questo, se nell’Antico Testamento Dio diceva: siate santi come io sono santo, ecco che Gesù dirà: siate misericordiosi come il Padre. Quindi, il cammino di santità che ognuno deve compiere non va inteso come qualcosa che ci separa dagli altri, rendendoci migliori, sopra gli altri (guarda quello lì, è un santo, io non sono mica un santo), ma è esattamente il contrario, ecco perché il termine santo va inteso bene. Altrimenti si arriva, come accade per molti, ad un culto dei santi che non ha nulla di cristiano, ma che è pura idolatria, infatti ci sono persone che venerano i santi al posto di Dio, strofinano fazzoletti sulle reliquie e, magari, non conoscono il vangelo. I santi diventano idoli, venerati perché ti proteggono, ti fanno grazie o ti rendono capaci di qualche cosa. Ogni tanto si fanno sondaggi per capire quale santo va per la maggiore, qual è il più potente. Magari non si conosce nemmeno la vita di quel santo: quello che conta è se rivolgendosi a lui si ottengono o meno le grazie che si cercano. L’idolo è questo. Il primo comandamento, infatti, dice: non avrai altro Dio all’infuori di me, e il senso è proprio quello di non farsi degli idoli. Il problema è che anche Dio rischia di diventare un idolo, quando ci si rivolge a lui per ottenere quello si vuole, e quando si vede che Dio non risponde, ecco perché ci si rivolge ai santi. Ma questa è pura idolatria. La giusta venerazione dei santi che la Chiesa ci propone è quella di considerare le vite di questi uomini e donne che, pur con tutti i loro difetti, dubbi, peccati, però hanno camminato nella via del vangelo, e quindi la vera devozione sta nel conoscere le loro vite per riuscire a scorgere quali sono i passi che potrei fare anch’io. Mettere tante S davanti al santo (santissimo, bravissimo, superissimo) non serve a niente. Io ho bisogno di conoscere le sue battaglie interiori, i suoi peccati, le sue fatiche, stanchezze, perché parlare delle loro virtù eroiche senza collocarle nella fragilità della carne serve a niente, serve solo a idolatrarli. E’ un po’ come fare il tifo per un calciatore e poi non giocare a calcio. Guardo quel calciatore, dico “che bravo, che campione”, lo ammiro, lo venero (ecco l’idolo), gli chiedo l’autografo, ma non mi serve per cercare di imparare io a giocare meglio a calcio, appunto perché non sono un giocatore e nemmeno mi interessa diventarlo. La Chiesa ci propone figure di santità per capire, dalla loro vita, cosa posso imparare per compiere il mio cammino di fede che spesso incontra le loro stesse difficoltà, senza dimenticare che ogni santo va collocato nell’epoca e nella mentalità in cui ha vissuto, per cui sono aspetti per noi oggi improponibili, penso a quelli che si mettevano cilici o si flagellavano. Quindi, vedete, la festa di oggi ci fa pensare alla risurrezione, alla chiamata di tutti alla santità, a capire cosa vuol dire essere santi, come vanno venerati i santi e, di conseguenza, come vanno pregati. E qui il discorso si allarga al senso della preghiera in generale. La preghiera intesa come una serie di richieste fatte ai santi o alla Madonna quando vediamo che il Signore non ci risponde, abbiamo detto che è idolatria, come è idolatria, e non preghiera cristiana, quella di rivolgerci a Dio come se fosse una macchinetta del caffè e la preghiera la monetina. La preghiera, invece, è entrare in contatto con lo Spirito del Signore presente in ciascuno di noi con lo scopo non che Dio faccia al posto nostro quello che dovremmo fare noi o che noi non possiamo fare, ma per lasciarci trasformare dallo Spirito di Dio affinchè abbiamo noi a vivere come Cristo, a vivere le beatitudini del vangelo, quindi a diventare santi. Allora, stiamo bene attenti. Non è che, passando attraverso la Madonna o quel santo, Dio ci ascolta di più. Non è questo il lavoro, né di Dio, né dei santi. Perciò, cosa vuol dire quando si dice che i santi intercedono per noi? come quando chiediamo alla Madonna: prega per noi peccatori… Inter-cedere significa camminare in mezzo. Perché sia preghiera cristiana e non idolatrica, occorre capire che l’intercessione dei santi consiste nel rivolgerci a loro sentendo che essi camminano con noi, dentro i fatti della nostra vita, come compagni di viaggio. Per sentire che non siamo soli, non ci siamo solo noi, ma c’è tutta una schiera, quella cantata dall’Apocalisse, che ci è accanto, è questa è, come recita il Credo apostolico, la comunione dei santi. E allora, anche l’augurio di buon onomastico a tutti che facevo all’inizio e che rinnovo, è che magari qualcuno cominci, se non l’ha mai fatto, a studiare un po’ la vita del santo di cui porta il nome, ma soprattutto che abbiamo a capire, studiando le loro vite, che, come ce l’hanno fatta loro, che non erano migliori di noi, possiamo farcela anche noi.