lunedì 31 ottobre 2022

COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI

La festa dei santi di ieri ci ha fatto contemplare il Paradiso, mentre la commemorazione dei defunti di oggi ci fa riflettere sul Purgatorio. Ieri abbiamo guardato la meta del nostro cammino, che siamo chiamati vivere per sempre, a risorgere, a diventare come Dio; oggi mettiamo i piedi per terra 

riconoscendo che questo cammino, comunque sostenuto dal Signore, è lungo e faticoso, e prosegue anche dopo la morte. Se ci pensate, è una cosa molto bella. Quello che conta, in questa vita terrena, è avere intrapreso un cammino: sappiamo che cerchiamo di vivere lasciandoci guidare dallo Spirito di Cristo, se viviamo una vita nell’amore, siamo già risorti adesso, siamo già in comunione con Dio, e quindi che la morte del corpo non interromperà la vita, ma la farà fiorire. Però è inevitabile che, camminando, ci si sporca, si cade, si fanno sbagli. Se paragonassimo la vita terrena ai nove mesi di gestazione di un bambino nel grembo della madre, la morte è come il momento del parto in cui si vede in faccia la propria mamma, però, quando il bambino viene partorito piange, è sporco, deve iniziare a respirare da solo, ha ancora gli occhi chiusi, ha bisogno di essere lavato, purificato. Ecco, questo è il purgatorio. Come il Paradiso, non è un luogo fisico come lo immaginava Dante, che dura diversi anni a seconda delle pene da scontare, dove c’è questo fuoco che brucia. Queste sono credenze popolari mai avallate dalla Chiesa, anche perché, quando uno muore, esce dal tempo della carne ed entra in quello dello spirito che è senza tempo, e poi perché come si fa a pensare che Dio ci faccia espiare i nostri peccati col fatto che Dio è pura misericordia che accoglie tra le sue braccia il figlio prodigo che ritorna, non solo senza fargliela pagare, ma facendo festa? Dal punto di vista dottrinale, la Chiesa, dal concilio di Lione nel 1200, ha sempre detto che esiste un tempo di purificazione dopo la morte e che i fedeli viventi, col loro affetto, le loro preghiere e le opere di pietà, agiscono in favore di coloro che sono defunti, e questa si chiama comunione dei santi. Tutto il resto è credenza popolare. Ma attenti cosa disse Papa Benedetto XVI in un’udienza generale del 2011: il Purgatorio non è un luogo fisico spirituale come lo intendeva Dante, ma uno stato spirituale dove il credente, di fronte all’infinito amore di Dio, sente dentro di sé il dolore per il suo peccato, quindi non è una punizione o un supplizio, ma un fuoco purificatore acceso dal riconoscimento dell’immenso amore gratuito di Dio. Non solo. il Purgatorio non è qualcosa che riguarda solo il momento della morte, ma un cammino di purificazione progressiva che si sente di fronte alla grandezza dell’amore di Dio, e così cresce bruciante il desiderio di Dio, ed è questo desiderio che purifica da ogni scoria di peccato. E’ la potenza dell’amore attraente di Dio ad accendere questo fuoco capace di purificare tutto quanto ci allontana da lui. Bellissimo. Il papa riprende quello che già scriveva santa Teresa di Lisieux, la quale chiamava Cristo come il suo purgatorio. Diceva: per poter contemplare la tua gloria, io so che bisogna attraversare il fuoco. Ed io scelgo come mio purgatorio il tuo bruciante amore, o cuore del mio Dio. Allora, la preghiera di intercessione per i defunti non serve per convincere Dio ad accogliere in Paradiso i defunti nel più breve tempo possibile, ma è espressione del nostro amore verso di loro che semplicemente si unisce a quello di Dio.