domenica 23 ottobre 2022

23/10/22 I DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE (ANNO C)

“Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”. Queste parole di Gesù risorto che sono il finale del vangelo di Matteo sono state scelte dalla liturgia perché oggi è la Giornata del

mandato missionario. (Ieri, questa) sera il nostro Arcivescovo ha ufficialmente consegnato il Crocifisso a tutti i missionari della nostra diocesi che andranno nelle missioni loro affidate, tra i quali c’è il nostro don Andrea che andrà in Brasile. Ma queste parole di Gesù sono rivolte a ciascuno di noi che restiamo a casa, ma che siamo chiamati alla stessa missione. E in cosa consiste questa missione? Sembra che Gesù stia chiedendo ai suoi discepoli di adoperarsi perché tutti gli uomini diventino suoi discepoli, battezzando, dunque, quanta più gente possibile, insegnando a tutti a osservare quello che Gesù ha comandato. Di fatto, nella storia, è successo questo, e molti sono diventati cristiani per imposizione, non per scelta. Oggi, che fa così, è chiamato talebano. Sta di fatto che tutti noi che siamo qui siamo nati in Italia, in una società cristiana e, almeno inizialmente, non abbiamo scelto di essere cristiani. Per questo è importante che ognuno si chieda: se io continuo ad essere cristiano è solo perché sono stato educato così dai miei genitori o perché è una mia scelta? E, se è una mia scelta, perché scelgo Gesù e non un altro? Guardate che è decisiva la risposta a questa domanda, altrimenti con un cristianesimo di tradizione e non di convinzione non andiamo da nessuna parte. È inutile dispiacersi se vediamo che a tanti giovani e adulti, anche tra i nostri familiari, poco o nulla interessa di un cammino di fede se poi noi, per primi, non sappiamo rispondere a questa domanda. Ad ogni modo, proviamo a capire bene cosa vogliono dire queste parole di Gesù. “Fate discepoli tutti i popoli” non vuol dire che dobbiamo convincere e costringere le persone a seguire Gesù, ma che sarà il modo in cui viviamo a far si che altre persone possano scegliere di seguire Gesù. “Battezzare tutti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo” non è un’indicazione liturgica: il sacramento del Battesimo è venuto dopo. “Battesimo” vuol dire “immersione”. Per cui il comando di Gesù è: immergete tutti, col vostro modo di vivere, nell’amore di Dio, un Dio che è Padre perché dona a tutti la sua vita immortale, un Dio che è Figlio perché Gesù ha accolto questa vita del Padre trasmettendola a tutti col suo amore, un Dio che è Spirito santo perché consente, a chi lo accoglie, di diventare come Gesù. Come si fa ad immergere chi incontriamo nell’amore di Dio? Non certamente spruzzando le persone con l’acqua, ma mostrando con le parole e coi fatti, con gesti di attenzione, giustizia, solidarietà, cura, accoglienza e perdono l’amore di Dio. “Insegnate a tutti ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”. E Gesù ha comandato solo una cosa: amatevi l’un l’altro come io ho amato voi. “Di me sarete testimoni fino ai confini della terra” si legge nel primo capitolo del libro degli Atti. Ecco, dunque, cosa vuol dire essere testimoni, ben diverso dall’essere talebani. E queste parole di Gesù sono state scelte da Papa Francesco come titolo per la Giornata missionaria mondiale, e si sposano benissimo col brano, sempre del libro degli Atti al capitolo tredici scelto come lettura dalla liturgia di oggi. Questo brano ci mostra la cattolicità della Chiesa, cioè la sua universalità, come davvero il messaggio di Gesù tocchi tutti i popoli della terra. A volte rischiamo di dimenticare che Gesù era ebreo, e con lui, tutti i suoi apostoli e i primi discepoli. Ma in questo brano si racconta il momento in cui il vangelo comincia a diffondersi fuori da Gerusalemme, infatti si parla dei cristiani di Antiochia e, tra di loro, di Barnaba e Paolo che salpano da Seleucia e vanno nell’isola di Cipro. Antiochia è in Siria; Seleucia è il porto di Antiochia; Cipro si trova ai confini del Mediterrano, di fronte a Turchia, Siria e Israele, e lì vivevano molti ebrei, come oggi convivono cristiani e musulmani; Barnaba era originario di Cipro; Paolo era di Tarso, quindi un turco; si citano poi personaggi come Simeone Niger che era africano, Lucio di Cirene, quindi un abitante della Libia, Manaèn, un siriano amico d’infanzia proprio di quel re Erode che fece uccidere il Battista. Cosa ci insegna questa cosa? Che nazionalismi o campanilismi sono agli antipodi del cristianesimo, della missione e della cattolicità della Chiesa. Chiesa cattolica vuol dire universale, che non ha confini, che vuole abbracciare ogni uomo e ogni donna considerando tutti non come nemici, ma come fratelli.