domenica 20 marzo 2016

DOMENICA DELLE PALME 2016 MESSA CON LA PROCESSIONE

 Inizia oggi la Settimana santa che nel rito ambrosi ano si chiama autentica, perché emerge su tutte le altre in quanto in essa ripercorriamo il mistero pasquale di Cristo che per la nostra salvezza soffre, muore e risorge . La Chiesa in questi giorni è la Sposa che rivive gli ultimi gior ni della vita terrena del proprio Sposo, Gesù, e qu indi siamo chiamati a vivere le celebrazioni dei prossimi giorni non co
me spettatori di una sacra rappresentazione, ma com e protagonisti. Vuol dire che è molto sbagliato dirci oggi: arrived erci a domenica prossima, che è Pasqua. Perché Pasq ua comincia oggi, prosegue con le celebrazioni della messa dell a cena del Signore di giovedì sera, con il rito del la passione e morte del Signore venerdì pomeriggio, con la via cr ucis della sera per chi non ha potuto partecipare p er motivi di lavoro ai rito del pomeriggio, ha il suo culmine la notte di sabato in cui si annuncia la risurrezione di Gesù, prosegue il giorno effettivo di Pasqua e si completa nella sett imana successiva. Una settimana dunque molto ricca e impegnativa, che infatti dicevo che si chiama auten tica, emergente, e perché lo sia davvero penso davv ero che ognuno debba guardarsi dentro e chiedersi se almeno questa settimana vuole dare il minimo o il massimo . Ci è d’esempio a riguardo la figura stupenda di Maria, l a sorella di Marta e di Lazzaro, protagonista del v angelo che si legge nelle altre messe di questa domenica senza la processione e che ci insegna a dare il massimo ver sando sui piedi di Gesù una quantità esagerata di profumo, segno de l suo amore. Nella predicazione che io farò in ques ta settimana vorrei rileggere gli eventi narrati dalla Parola di Dio sotto un profilo particolare che racchiuderei in questo titolo, che richiama quello di un famoso film che di bello però aveva secondo me solo il titolo, e che infatti rub o: ATTRAZIONE FATALE. Queste parole, riferite al film, si riferis cono all’attrazione amorosa e malata di due amanti che poi finisce in tragedia. In chiave evangelica, gli amanti sono Dio , lo Sposo che ama irrimediabilmente, fatalmente, f ino alla morte la Chiesa sua sposa, che siamo noi. Ed è precisamen te questo amore fatale di Dio per noi ad essere cap ace di suscitare anche in noi un’attrazione fatale verso d i Lui, se però riusciamo a contemplarlo. Perché è i ntricata questa lunga storia d’amore tra Dio e noi, è quello che in sostanza racconta tutta la Bibbia. I vangeli di qu esti giorni ci aiutano a individuare le cause che determinano le n ostre fatiche a lasciarci attrarre dal Signore, gli effetti che ne derivano e i rimedi per riuscire a tornare a Lui. N el vangelo di oggi si descrive la folla attratta da Gesù che gli corre incontro mentre egli entra a Gerusalemme. Perché è attratta da Gesù? E anche noi dobbiamo chiedercelo: perché siamo attratti dal Signore? Perché anche oggi siamo accorsi qui? La folla era accorsa acclamandolo re d’Israele, il Messia politico atteso che li avrebbe liberati dall ’oppressione romana, prendendo in mano la spada per uccidere i nemici. Anche noi potremmo essere qui attratti dal Signore non perché egli uccida i nostri nemici, ma perché ci aiuti, risolva i nostri problemi, ci faccia le grazie che gli chiediamo. Se la causa della nostra attrazione è questa, Dio diventa uno strumento per toglierci dai guai, non lo amiamo per quello che è, ma per quello che ci da, e quand o non ci da quel che domandiamo, lo abbandoniamo, come poi fece ro tutti: ecco gli effetti. Qual è il rimedio? È se mpre uno solo: guardare quello che fa Gesù. Il profeta Zacca ria, come leggevamo nella lettura, aveva preannunci ato questa scena, con le parole che abbiamo ripetuto cantandol e nel ritornello del salmo: ecco, figlia di Sion, o vvero Gerusalemme, il tuo re, è giusto, umile, cavalca un asino e viene per far sparire il carro da guerra e per annunciare la pace. Aver fatto la processione per venire in chies a scomodando anche noi il povero asinello che magar i se ne sarebbe stato tranquillo da un’altra parte, non dev e essere folklore, perché quell’asino è Gesù, è lui che dovrebbe essere qui al mio posto (io lo rappresento bene), d entro nel tabernacolo, perché Gesù salendo sull’asi no si identifica con l’asino, così come nell’ultima cena si identifi ca col pane: l’asino porta i pesi degli altri, il p ane viene spezzato per essere mangiato da tutti. Ecco chi è Dio: un asino. Ce ne rendiamo conto? E come possiamo essere noi a ttratti da un asino? Questo è il problema, questa è la causa dei nostri tira e molla col Signore, che fatichiamo ad accettare che Dio sia così diverso da come lo vorremmo noi. Giovanni scrive che i suoi discepoli al momento non comprese ro queste cose, ma le capirono quando egli venne glorificato, cioè sulla croce, quando farà vedere cos’è la glor ia di Dio: amarci fino in fondo, perdonandoci tutto, per farci divent are come Lui, capaci di amare come Lui, di soffrire e morire come Lui per risorgere come Lui. Dalla croce sarà Gesù c he attirerà tutti a sé, se sappiamo contemplarla ne i prossimi giorni con questo sguardo riconoscente d’amore. E qual è d i fatto un luogo e un modo stupendo dove sperimenta re questo amore infinito che tutto perdona? Il sacramento del la Riconciliazione. Da viverlo però attratti dal su o amore per lasciarsi abbracciare dal suo amore, e non per adem piere un precetto, come chi lo vive mettendosi in c oda all’ultimo momento come ci si mette in coda alle poste per pag are un bollettino e maledicendo chi davanti a noi c i mette troppo tempo, senza approfittare di tutti i momenti che ci sono non solo normalmente durante l’anno, m a anche in questa settimana. Se lo viviamo per dovere come il mettersi in fila per andare alle poste, è meglio ch e ce ne stiamo a casa, perché vuol dire rendere vano un dono così gr ande. Meditate, gente, meditate!