Inizia oggi la Settimana santa che nel rito ambrosi
ano si chiama autentica, perché emerge su tutte le
altre in quanto
in essa ripercorriamo il mistero pasquale di Cristo
che per la nostra salvezza soffre, muore e risorge
. La Chiesa in
questi giorni è la Sposa che rivive gli ultimi gior
ni della vita terrena del proprio Sposo, Gesù, e qu
indi siamo chiamati
a vivere le celebrazioni dei prossimi giorni non co
me spettatori di una sacra rappresentazione, ma com
e protagonisti.
Vuol dire che è molto sbagliato dirci oggi: arrived
erci a domenica prossima, che è Pasqua. Perché Pasq
ua comincia
oggi, prosegue con le celebrazioni della messa dell
a cena del Signore di giovedì sera, con il rito del
la passione e
morte del Signore venerdì pomeriggio, con la via cr
ucis della sera per chi non ha potuto partecipare p
er motivi di
lavoro ai rito del pomeriggio, ha il suo culmine la
notte di sabato in cui si annuncia la risurrezione
di Gesù, prosegue il
giorno effettivo di Pasqua e si completa nella sett
imana successiva. E i riti pasquali come ogni anno
si aprono con la
lettura di questa stupenda e delicata pagina di van
gelo che precede l’ingresso di Gesù a Gerusalemme c
he verrà
celebrato domattina con la messa preceduta dalla pr
ocessione con le palme e gli ulivi, alcuni dei qual
i abbiamo già
benedetto stasera per consentire a chi non verrà do
mani di poterli portare a casa, ma sarebbe bello ch
e uno potesse
partecipare anche alla celebrazione di domani. Una
settimana dunque molto ricca e impegnativa, che inf
atti dicevo
si chiama autentica, emergente, e perché lo sia dav
vero penso davvero che ognuno debba guardarsi dentr
o e
chiedersi se almeno questa settimana vuole dare il
minimo o il massimo. Ci è d’esempio a riguardo la f
igura stupenda
di Maria, la sorella di Marta e di Lazzaro, che ci
insegna a dare il massimo versando sui piedi di Ges
ù una quantità
esagerata di profumo, segno del suo amore. A differ
enza di Giuda che, come abbiamo letto, pensava inve
ce solo ai
suoi interessi immediati. Nella predicazione che io
farò in questa settimana vorrei rileggere gli even
ti narrati dalla
Parola di Dio sotto un profilo particolare che racc
hiuderei in questo titolo, che richiama quello di u
n famoso film che
di bello però aveva solo il titolo, che infatti rub
o: ATTRAZIONE FATALE. Queste parole, riferite al fi
lm, si riferiscono
all’attrazione amorosa e malata di due amanti che p
oi finisce in tragedia. In chiave evangelica, gli a
manti sono Dio, lo
Sposo che ama irrimediabilmente, fatalmente, fino a
lla morte la Chiesa sua sposa, che siamo noi. Ed è
precisamente
questo amore fatale di Dio per noi ad essere capace
di suscitare anche in noi un’attrazione fatale ver
so di Lui, se
però riusciamo a contemplarlo. Perché è intricata q
uesta lunga storia d’amore tra Dio e noi, è quello
che in sostanza
racconta tutta la Bibbia. I vangeli di questi giorn
i ci aiutano a individuare le cause che determinano
le nostre fatiche a
lasciarci attrarre dal Signore, gli effetti che ne
derivano e i rimedi per riuscire a tornare a Lui. Q
uello di oggi ci mostra
l’attrazione fatale di Maria per Gesù, contrapposta
a quella di Giuda e di coloro che volevano uccider
lo, amati anche
loro da Cristo allo stesso modo. Perché Maria se ne
avvede, e anche Marta sua sorella, e loro no? Dome
nica scorsa
avevamo lasciato le due sorelle piangenti di fronte
alla morte di Lazzaro e oggi le ritroviamo, Marta
che serve e
Maria ai piedi di Gesù. Le ritroviamo risorte a far
e questo banchetto con Gesù per la risurrezione di
Lazzaro. Amano
perché hanno sperimentato, hanno capito quanto sono
state amate, e allora rispondono all’amore con l’a
more.
Maria unge i piedi di colui che giovedì laverà i pi
edi dei suoi discepoli. E’ la prima persona del van
gelo che fa qualcosa
per Gesù, ed egli se compiace al punto di dire che
ha fatto un’opera bella, perché finalmente una crea
tura risponde
all’amore del suo Creatore. Chi ama Dio come Maria
si mette a servizio degli altri come Marta: lì c’è
Dio, e noi siamo
risorti. Si risponde all’amore esagerato di Dio con
un gesto altrettanto esagerato, si diventa buon pr
ofumo che
diffonde piacere e gioia. E’ il principio della nuo
va creazione che inizia quando la sposa risponde al
lo Sposo, che la
ama di amore eterno. È quello che Dio cerca da semp
re: essere amato da chi ama. L’uomo dei dolori che
conosce il
patire raffigurato nella lettura dal profeta Isaia,
che patisce fino alla fine per mostrarci che quand
o noi patiamo lui è
con noi, come vedremo venerdì. E’ Gesù infatti il v
ero profumo contenuto nel vaso del suo corpo che ve
rrà spezzato,
che si spezza in ogni eucaristia, per fare uscire l
a gloria di Dio che è il suo amore per tutti, anche
per Giuda. Ecco. La
causa della non attrazione per Gesù da parte di Giu
da e di chi voleva ucciderlo: non riuscire a sentir
e, a sperimentare
questo amore. Qual è il rimedio? Ce lo suggerisce l
’autore della lettera agli Ebrei nel brano di oggi:
tenere fisso lo
sguardo su Gesù, che è quello che vogliamo fare in
questi giorni. E qual è di fatto un luogo e un modo
stupendo dove
sperimentare questo amore infinito che tutto perdon
a? Il sacramento della Riconciliazione. Il sacramen
to della
Riconciliazione. Da viverlo però attratti dal suo a
more per lasciarsi abbracciare dal suo amore, e non
per adempiere
un precetto, come chi lo vive mettendosi in coda al
l’ultimo momento come ci si mette in coda alle post
e per pagare
un bollettino e maledicendo chi davanti a noi ci me
tte troppo tempo, senza approfittare di tutti i mom
enti che ci
sono non solo normalmente durante l’anno, ma anche
in questa settimana. Se lo viviamo per dovere come
il
mettersi in fila per andare alle poste, è meglio ch
e ce ne stiamo a casa, perché vuol dire rendere van
o un dono così
grande. Meditate, gente, meditate!