Come anticipavo domenica, quest’anno voglio rileggere gli eventi narrati dalla Parola di Dio di questo
triduo
pasquale sotto un profilo particolare che racchiuderei nel titolo che rubo a un film: ATTRAZIONE FATALE. Nel film,
queste parole si riferiscono a un’attrazione amorosa malata che coinvolge due amanti e che finisce in
tragedia. In
chiave evangelica, gli amanti sono Dio, lo Sposo
che ama irrimediabilmente, fatalmente, fino alla mort
e la Chiesa sua
sposa, che siamo noi. Ed è precisamente questo amor
e fatale di Dio per noi ad essere capace di suscita
re anche in
noi un’attrazione fatale verso di Lui, se però rius
ciamo a contemplarlo. Perché è intricata questa lun
ga storia
d’amore tra Dio e noi, e di questo in sostanza parl
a tutta la Bibbia. Stasera abbiamo letto l’esempio
di Giona che va a
Ninive a dire che Dio voleva salvare anche loro. Ma
Giona faticava ad accettare l’attrazione amorosa e
fatale di Dio
anche verso gli stranieri oltretutto peccatori, e i
nfatti gli oppose resistenza, non voleva andare a N
inive perché
dentro di sé sapeva che Dio li avrebbe perdonati, e
la cosa gli dava molto fastidio, come in fondo anc
he a noi da
fastidio pensare che Dio possa amare ad esempio un
terrorista. Il punto da capire è che non è Dio ad e
ssere lontano
da uno che mette le bombe, ma è chi mette le bombe,
oltretutto pensando di metterle nel nome di Dio, a
d essere
lontano anni luce da Dio. È figlio anche lui di Dio
, ma non vive da figlio perché uccide i fratelli: v
uol dire che non
pensa a Dio come Padre. Capite perché Giona si era
ribellato? È come se Dio dicesse a uno di noi: vai
a Bruxelles dai
terroristi a dirgli che io gli voglio bene, così se
capiscono questa cosa magari la smettono di farsi
esplodere in aria e di
far morire i loro fratelli. Noi lo faremmo? Non cre
do. Noi diremmo: che vadano all’inferno! Così facen
do però
commetteremmo lo stesso errore. Preghiamo per le vi
ttime, che sono già in Paradiso, mentre dovremmo pr
egare di
più per questi pazzi fanatici, che pur sono nostri
fratelli, ma non perché Dio abbia pietà di loro, ma
perché loro si
convertano e si lascino attrarre da questo Dio, cos
ì diverso da quello in cui dicono di credere. Il gu
aio è che pensare a
un Dio così appare una bestemmia. E proprio perché
Gesù manifesta in pienezza che Dio è proprio così c
he viene
accusato di bestemmia e viene arrestato, condannato
e ucciso per bestemmia da coloro che dicevano esse
re i
difensori di Dio, come se Dio avesse bisogno di dif
ensori. Gesù è la bestemmia di Dio, ed è proprio qu
esta bestemmia
che ci salva. Gesù fa vedere che Dio si lascia trad
ire dagli amici. Nell’orto degli ulivi e poi sulla
croce arriva a sentire
su di sè tutto quello che proviamo noi quando abban
doniamo Dio e di conseguenza ci sentiamo abbandonat
i da Lui,
si sente morire, e come tutti noi vorrebbe allontan
are questo calice di amarezza, come noi quando stia
mo male. Ma
non cede a questa tentazione e dice: sia fatta la t
ua volontà. E la volontà di Dio è che noi sentiamo
che Lui ci è
accanto e ci ama proprio mentre noi lo abbandoniamo
e ci sentiamo abbandonati. Vi rendete conto? Un Di
o così... E
poi nel momento dell’arresto chiama amico Giuda che
lo tradisce e dice a Pietro di non combattere per
lui, appunto
perchè Dio non ha bisogno di essere difeso, anzi, v
uole che si salvi anche chi lo vuole morto. Addirit
tura durante il
processo se ne sta in silenzio, perché se avesse ri
sposto avrebbe fatto capire a tutti la sua innocenz
a, e così tutti
sarebbero stati condannati, e lui non vuol condanna
re nessuno. E poi l’ultima cena, fatta in compagnia
non di santi,
ma di peccatori. In quella cena anticipa quello che
farà il giorno dopo sulla croce. Identifica il suo
corpo con un pezzo
di pane per dire: fate diventare la vostra vita com
e la mia, nutritevi della mia Parola e vi sentirete
anche voi come me
figli amati dal Padre e così amerete gli altri come
vostri fratelli, spezzandovi per loro come io mi s
pezzo per voi, e
diventando come me diventate come Dio. E noi gli ch
iediamo: ma come è possibile, come facciamo? La ris
posta è nel
dono del vino. Gesù identifica il suo sangue col vi
no. Cosa vuol dire? Il sangue è ciò che da vita al
corpo; l’amore di
Dio, che è lo Spirito santo, è ciò che da vita alla
nostra anima. Quindi Gesù sta dicendo: perché il v
ostro corpo diventi
come il mio, perché la vostra vita sia come la mia,
bevete questo vino che è il mio sangue, ricevete l
o Spirito santo
che animi la vostra anima. E’ questa trasfusione di
sangue che ci salva e ci da la certezza che l'alle
anza d'amore con
Dio non potrà più essere cancellata e che dunque tu
tti i peccati che ci separano da Dio vengono cancel
lati. Ecco
perché a Giuda dice: guai a quell'uomo che mi tradi
sce, sarebbe meglio per lui se non fosse mai nato.
Guai vuol dire
ahimè, e ahimè Gesù lo dice riferendosi a se stesso
. Cioè Gesù sente su se stesso il male che si fa co
lui che tradisce
perché noi siamo nati per sentirci amati e per amar
e, per sentirci figli e fratelli, e se non viviamo
così buttiamo via
l'esistenza, per cui meglio sarebbe non essere mai
nati, come i terroristi di cui parlavo prima. L’att
razione fatale di
Dio per noi è dunque la bestemmia di Gesù che ci sa
lva, come dicevo, perché distrugge le nostre false
idee su Dio,
che sono quelle che avevano i suoi avversari, ma ch
e avevano anche i suoi discepoli, tutti, e gli evan
gelisti si
soffermano su Pietro e su Giuda per farci vedere co
sa dobbiamo fare e cosa non dobbiamo fare per lasci
arci a nostra
volta attrarre dall’amore smisurato di Dio. Pietro
e Giuda pensavano a Dio in modo distorto, come gli
altri, e lo
rinnegano e lo tradiscono per questo motivo, non pe
r cattiveria. Pietro era convinto come Giuda che Ge
sù alla fine
avesse preso in mano la situazione e cacciato gli i
nvasori romani. Quando vede che Gesù viene consegna
to e non
vuole che si combatta per lui, si mette poi a segui
rlo per vedere come andava a finire, perché sperava
che stesse
scherzando e che alla fine avrebbe reagito. Quando
vede che Dio risponde al male col bene e che è Dio
a sacrificarsi
per noi e fare tutto per noi, considerandoci tutti
figli e fratelli, cosa fa? Dice: io non conosco que
ll'uomo, io avevo
seguito un altro Gesù. Quindi lo rinnega a ragione
perché si sente deluso e tradito lui, ma perché Ges
ù non
corrispondeva all'immagine di Dio che lui aveva in
mente. La stessa identica cosa vale per Giuda. Ma p
erché alla fine
Giuda si suicida e Pietro no? Perché Pietro, dopo a
ver rinnegato Gesù, quando incrociò il suo sguardo
e si ricordò che
Gesù glielo aveva preannunciato, capì che il Signor
e lo conosceva, sapeva che lo avrebbe rinnegato, ep
pure lo aveva
scelto lo stesso, perché Dio sceglie sempre i peggi
ori, e adesso gli è chiaro che lui è uno che rinneg
a, il Signore uno
che lo salva. Giuda no. Tanto è vero che nonostante
il fatto che Gesù lo avesse chiamato amico, quando
poi si avvede
del suo male, non riesce a perdonare se stesso perc
hé crede che Dio non lo possa perdonare. Se ne sarà
accorto da
morto vedendo il sorriso di Dio. Noi vogliamo impar
are ad accorgercene da vivi. Per questo siamo qui.
Per lasciarci
irrimediabilmente attrarre anche noi dal suo amore
che ci salva