C’è un aneddoto giapponese dove si racconta di uno
zelante monaco cattolico che discuteva con un non c
ristiano
cercando di spiegargli nel modo più profondo ed esa
uriente possibile i fondamenti del cristianesimo. Q
uell’uomo
aveva ascoltato con grande interesse, ma quando il
monaco gli chiese se avesse compreso, gli rispose:
si, va tutto
bene, ma ora parlami della tua risurrezione! Ecco,
cosa
significa questo aneddoto? Che noi possiamo ri
petere nel
Credo, come faremo tra poco, tante verità di fede,
tra le quali che Cristo fu crocifisso, morì e fu se
polto e il terzo
giorno è risuscitato, e poi dire anche “credo la ri
surrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”
come se stessimo
leggendo la lista della spesa, facendo a gara a chi
va più di fretta e finisce prima, ripetere cioè de
lle cose
straordinarie, senza che queste ci tocchino e ci ca
mbino di fatto la vita. In questi giorni nei quali
molte ore sono state
dedicate alla confessione, mi hanno colpito molto d
ue cose che mi hanno detto due penitenti. Uno mi ha
detto: mi
accorgo che la mia vita va avanti lo stesso e anche
bene a prescindere dal fatto di pensare a Dio, com
e se di Dio in
fondo non ne avessi bisogno. E un altro mi ha detto
: mio figlio adolescente comincia a non aver più vo
glia di venire a
messa e quando gli ho chiesto perché mi ha risposto
dicendo “perché vedo uscire di chiesa persone che
hanno
sempre la faccia triste e molte di loro che fanno a
gara a chi esce prima degli altri”. Ecco, vedete,
qual è il punto?
Ripeto la frase detta dal non cristiano al monaco c
he cercava di spiegargli per bene i fondamenti del
cristianesimo: si,
va tutto bene, ma ora parlami della tua risurrezion
e. E cioè che o la nostra fede in Cristo nato, mort
o e risorto ci
cambia la vita, ci fa diventare persone autentiche,
belle, nuove, davvero umane, diverse nel modo di a
ffrontare e
vivere la vita, di pensare, di compiere le scelte,
di affrontare le croci e la morte, o altrimenti non
serve a nulla. La
prova che Cristo è risorto è quando qualcuno, crede
ndo in questo, risorge lui, diventa nuovo. La risur
rezione di Gesù
è la dimostrazione non solo che la vita non muore,
che non è cosa da poco, perché vivere la vita in qu
esta
prospettiva non è irrilevante, perché guardo la mor
te con uno sguardo diverso, ma è molto di più. Prop
rio perché
guardo la morte con uno sguardo diverso, vivo la vi
ta in un modo diverso. Cioè la risurrezione di Gesù
significa che
Gesù è il Vivente, non è il custode del giardino, n
on è un fantasma, ma è una presenza reale nella mia
vita, e questo
rapporto con Lui mi cambia la vita. Vuol dire che q
uando ascolto il vangelo e le altre letture che ter
minano con la
proclamazione “Parola di Dio o Parola del Signore”
è proprio Lui che ci sta parlando attraverso la Chi
esa, e ci sta
parlando per attirarci a Lui, per mostrarci quanto
lui è fatalmente attratto da noi così che noi possi
amo essere a
nostra volta attratti da Lui, sentire che Lui c’ent
ra con la nostra vita, con qualunque cosa noi facci
amo, anche la più
piccola, fosse anche cambiare una lampadina, diceva
il cardinale aprendo qualche giorno fa la visita p
astorale nel
nostro decanato come ricorderanno coloro che sono v
enuti ad ascoltarlo. In fondo se io mi accorgo, com
e diceva
quel penitente, che la mia vita va avanti bene lo s
tesso anche senza Cristo, vuol dire che appunto non
riesco ad
entrare nella sua lunghezza d’onda, non riesco a co
gliere fino in fondo la portata rivoluzionaria del
suo messaggio. E
del fatto che il suo non è solo un messaggio, altri
menti trasformiamo il cristianesimo e la fede in un
a ideologia. Non è
un messaggio, ma una persona viva presente realment
e nell’eucaristia di cui mi nutro, che mi parla con
la sua Parola,
che innerva la mia anima attraverso lo Spirito sant
o facendomi sentire amato da lui come amico e frate
llo, e quindi
facendomi sentire come Lui figlio di un Dio che è P
adre. Un grande teologo recentemente scomparso, Rai
mon
Panikkar, dice che la risurrezione di Gesù non è in
sé un evento che ha cambiato la storia del mondo,
come se la
risurrezione fosse qualcosa che non toccava le pers
one vissute prima di Cristo. Ma è un’epifania, un e
vento che
svela, che manifesta una realtà che riguarda tutti.
Infatti nella lista della spesa non diciamo solo d
i credere che Cristo
è risorto, ma nella risurrezione dei morti. Cosa ma
nifesta? Panikkar usa questa bellissima metafora. C
he ciascuno di
noi è una goccia d’acqua. Quel che conta è che io s
ono acqua, prima di essere goccia. L’acqua è lo Spi
rito santo di
Gesù. Vuol dire che la mia vita di goccia già adess
o è invasa, è permeata dall’acqua della Vita divina
. La vita eterna è
la Vita divina che sta dentro di noi. In questa vit
a io sono una goccia. La risurrezione di Gesù mostr
a che la vita eterna
non è la continuazione di questa vita temporale, ma
il suo prolungamento, perché io non sarò più una g
occia, perché
la goccia muore e si scioglie nel mare, ma io già a
desso appartengo a questo mare. Ma quando con la mo
rte la goccia
entra nel mare e si scioglie, l’acqua di cui era fa
tta non scompare, è solo rinata. La risurrezione de
lla carne non vuol
dire che dopo la morte il nostro corpo di carne a u
n certo punto si ricompone di nuovo. La carne, il c
orpo, indica la
mia persona, la mia individualità. Risurrezione del
la carne vuol dire che la mia persona sorge di nuov
o in un’altra
forma. Si trasforma: diventa una molecola che si un
isce a tutte le altre molecole (che sono i nostri f
ratelli defunti),
tutte diverse tra loro e che appartengono all’unico
mare che è Dio, Dio che tutto in tutti. Finalmente
diventiamo
quello che siamo veramente. Gesù risorge per rivela
rmi che io goccia appartengo già ora a questo mare,
ma questa
vita terrena è solo il tempo del fidanzamento. Già
entriamo in questo mare nutrendoci dell’eucaristia,
ma è solo un
anticipo dell’unione divina, delle nozze celesti: “
Non mi trattenere, dice Gesù alla Maddalena, se no
mi riporti ad
essere una goccia. Io devo salire al Padre, devo en
trare nel mare, e voi mi seguirete a ruota. Adesso
vai dai miei
fratelli e dì a loro questa cosa”. E Maria smise di
piangere. Potremmo dire che uscì di chiesa piena d
i gioia. Speriamo
che quell’adolescente che non ha più voglia di veni
re a messa perché vede uscire di chiesa persone con
la faccia
triste possa incontrarla