domenica 27 marzo 2016

PASQUA 2016

C’è un aneddoto giapponese dove si racconta di uno zelante monaco cattolico che discuteva con un non c ristiano cercando di spiegargli nel modo più profondo ed esa uriente possibile i fondamenti del cristianesimo. Q uell’uomo aveva ascoltato con grande interesse, ma quando il monaco gli chiese se avesse compreso, gli rispose: si, va tutto bene, ma ora parlami della tua risurrezione! Ecco, cosa
significa questo aneddoto? Che noi possiamo ri petere nel Credo, come faremo tra poco, tante verità di fede, tra le quali che Cristo fu crocifisso, morì e fu se polto e il terzo giorno è risuscitato, e poi dire anche “credo la ri surrezione dei morti e la vita del mondo che verrà” come se stessimo leggendo la lista della spesa, facendo a gara a chi va più di fretta e finisce prima, ripetere cioè de lle cose straordinarie, senza che queste ci tocchino e ci ca mbino di fatto la vita. In questi giorni nei quali molte ore sono state dedicate alla confessione, mi hanno colpito molto d ue cose che mi hanno detto due penitenti. Uno mi ha detto: mi accorgo che la mia vita va avanti lo stesso e anche bene a prescindere dal fatto di pensare a Dio, com e se di Dio in fondo non ne avessi bisogno. E un altro mi ha detto : mio figlio adolescente comincia a non aver più vo glia di venire a messa e quando gli ho chiesto perché mi ha risposto dicendo “perché vedo uscire di chiesa persone che hanno sempre la faccia triste e molte di loro che fanno a gara a chi esce prima degli altri”. Ecco, vedete, qual è il punto? Ripeto la frase detta dal non cristiano al monaco c he cercava di spiegargli per bene i fondamenti del cristianesimo: si, va tutto bene, ma ora parlami della tua risurrezion e. E cioè che o la nostra fede in Cristo nato, mort o e risorto ci cambia la vita, ci fa diventare persone autentiche, belle, nuove, davvero umane, diverse nel modo di a ffrontare e vivere la vita, di pensare, di compiere le scelte, di affrontare le croci e la morte, o altrimenti non serve a nulla. La prova che Cristo è risorto è quando qualcuno, crede ndo in questo, risorge lui, diventa nuovo. La risur rezione di Gesù è la dimostrazione non solo che la vita non muore, che non è cosa da poco, perché vivere la vita in qu esta prospettiva non è irrilevante, perché guardo la mor te con uno sguardo diverso, ma è molto di più. Prop rio perché guardo la morte con uno sguardo diverso, vivo la vi ta in un modo diverso. Cioè la risurrezione di Gesù significa che Gesù è il Vivente, non è il custode del giardino, n on è un fantasma, ma è una presenza reale nella mia vita, e questo rapporto con Lui mi cambia la vita. Vuol dire che q uando ascolto il vangelo e le altre letture che ter minano con la proclamazione “Parola di Dio o Parola del Signore” è proprio Lui che ci sta parlando attraverso la Chi esa, e ci sta parlando per attirarci a Lui, per mostrarci quanto lui è fatalmente attratto da noi così che noi possi amo essere a nostra volta attratti da Lui, sentire che Lui c’ent ra con la nostra vita, con qualunque cosa noi facci amo, anche la più piccola, fosse anche cambiare una lampadina, diceva il cardinale aprendo qualche giorno fa la visita p astorale nel nostro decanato come ricorderanno coloro che sono v enuti ad ascoltarlo. In fondo se io mi accorgo, com e diceva quel penitente, che la mia vita va avanti bene lo s tesso anche senza Cristo, vuol dire che appunto non riesco ad entrare nella sua lunghezza d’onda, non riesco a co gliere fino in fondo la portata rivoluzionaria del suo messaggio. E del fatto che il suo non è solo un messaggio, altri menti trasformiamo il cristianesimo e la fede in un a ideologia. Non è un messaggio, ma una persona viva presente realment e nell’eucaristia di cui mi nutro, che mi parla con la sua Parola, che innerva la mia anima attraverso lo Spirito sant o facendomi sentire amato da lui come amico e frate llo, e quindi facendomi sentire come Lui figlio di un Dio che è P adre. Un grande teologo recentemente scomparso, Rai mon Panikkar, dice che la risurrezione di Gesù non è in sé un evento che ha cambiato la storia del mondo, come se la risurrezione fosse qualcosa che non toccava le pers one vissute prima di Cristo. Ma è un’epifania, un e vento che svela, che manifesta una realtà che riguarda tutti. Infatti nella lista della spesa non diciamo solo d i credere che Cristo è risorto, ma nella risurrezione dei morti. Cosa ma nifesta? Panikkar usa questa bellissima metafora. C he ciascuno di noi è una goccia d’acqua. Quel che conta è che io s ono acqua, prima di essere goccia. L’acqua è lo Spi rito santo di Gesù. Vuol dire che la mia vita di goccia già adess o è invasa, è permeata dall’acqua della Vita divina . La vita eterna è la Vita divina che sta dentro di noi. In questa vit a io sono una goccia. La risurrezione di Gesù mostr a che la vita eterna non è la continuazione di questa vita temporale, ma il suo prolungamento, perché io non sarò più una g occia, perché la goccia muore e si scioglie nel mare, ma io già a desso appartengo a questo mare. Ma quando con la mo rte la goccia entra nel mare e si scioglie, l’acqua di cui era fa tta non scompare, è solo rinata. La risurrezione de lla carne non vuol dire che dopo la morte il nostro corpo di carne a u n certo punto si ricompone di nuovo. La carne, il c orpo, indica la mia persona, la mia individualità. Risurrezione del la carne vuol dire che la mia persona sorge di nuov o in un’altra forma. Si trasforma: diventa una molecola che si un isce a tutte le altre molecole (che sono i nostri f ratelli defunti), tutte diverse tra loro e che appartengono all’unico mare che è Dio, Dio che tutto in tutti. Finalmente diventiamo quello che siamo veramente. Gesù risorge per rivela rmi che io goccia appartengo già ora a questo mare, ma questa vita terrena è solo il tempo del fidanzamento. Già entriamo in questo mare nutrendoci dell’eucaristia, ma è solo un anticipo dell’unione divina, delle nozze celesti: “ Non mi trattenere, dice Gesù alla Maddalena, se no mi riporti ad essere una goccia. Io devo salire al Padre, devo en trare nel mare, e voi mi seguirete a ruota. Adesso vai dai miei fratelli e dì a loro questa cosa”. E Maria smise di piangere. Potremmo dire che uscì di chiesa piena d i gioia. Speriamo che quell’adolescente che non ha più voglia di veni re a messa perché vede uscire di chiesa persone con la faccia triste possa incontrarla