Settimana prossima finisce la Quaresima ed entriamo
nella Settimana santa, la più importante dell’anno
, dove
contempliamo la passione, la morte e la risurrezion
e di Gesù. Se Gesù non avesse sofferto e non fosse
morto non
sarebbe stato un uomo come noi. Ma non risorge per
dimostrarci che è Dio. Dio noi non sappiamo chi è,
anzi, ce lo
inventiamo. È Gesù che ci fa vedere chi è Dio. E ri
sorgendo dalla morte non vuol dimostrarci che Lui è
Dio, ma che
Dio è colui dal quale veniamo e al quale andiamo, c
he quello che succede a Lui succede anche a noi, e
quindi che la
nostra vita non finisce quando moriamo: se siamo un
iti a Lui che è il Figlio del Padre, anche noi che
siamo figli del
Padre e fratelli di Gesù siamo destinati a risorger
e, perché nel sepolcro incontriamo Gesù che ci fa u
scire tutti. Ma
non come accadde a Lazzaro. Uno dice: che bello se
a tutti succedesse quello che accadde a Lazzaro. In
vece non è
mica tanto bello, perché poi Lazzaro morì un’altra
volta. Il punto è che noi non vorremmo mai morire,
e questo vuol
pur dire qualcosa. Se desideriamo vivere vuol dire
vuol dire che proveniamo da Dio che ci ha messo den
tro questo
desiderio, e se Dio ci ama perché dovrebbe volerci
morti? Di fatto però moriamo e questa cosa non rius
ciamo ad
accettarla, nemmeno quando si muore a cent’anni, fi
guriamoci quando si muore giovani, all’improvviso o
per una
malattia, come Lazzaro, o da innocenti assassinati
come capitò a Gesù. Gesù stesso sapeva che Lazzaro
sarebbe
risorto, eppure si mise a piangere vedendolo morto.
Anche nell’orto degli ulivi, Gesù stesso, pensando
a quello che
gli sarebbe accaduto, si legge nel vangelo che sudò
sangue. Inoltre Gesù, sapendo che Lazzaro era mala
to e stava per
morire, non andò a Betania per guarirlo, ma aspettò
che morisse. In altri casi aveva operato delle gua
rigioni, qui no,
tanto è vero che la gente si chiese: ma perché? E c
e lo chiediamo anche noi quando non si guarisce e s
i muore per
una malattia. Vi faccio notare che Betania vuol dir
e casa dell’afflitto, e allora Betania rappresenta
la nostra vita, fatta
di gioie, ma anche di tante afflizioni. E anche a n
oi capita spesso di dire, come Marta e Maria: Signo
re, se tu fossi
stato qui, perché nei momenti più difficili sembra
che il Signore non ci sia. In realtà non è vero che
il Signore non c’è.
Il Signore è presente più che mai. Con la sua passi
one e morte, Gesù ci mostra che Dio manifesta il su
o amore per noi
condividendo con noi le nostre croci, fino alla mor
te, dandoci la forza del suo Spirito per affrontarl
e, sapendo che se
soffriamo e moriamo con Lui, risorgiamo con Lui, ma
non un giorno, bensì adesso, perché adesso possiam
o
affrontare la vita, con le sue croci e con la morte
, in un modo nuovo, con uno spirito nuovo, lo spiri
to di Gesù. Le
guarigioni operate da Gesù e anche la risurrezione
di Lazzaro erano dei segni prodigiosi, ma non dei m
iracoli come li
intendiamo noi. Miracolo sarebbe se uno non soffris
se e non morisse mai, ma la vita è un’altra cosa. T
anto è vero
che le persone guarite da Gesù magari poi si sarann
o ammalate di nuovo e comunque poi sono morte tutte
, come
Lazzaro che morì di nuovo. Questi prodigi erano dei
segni. Il segno è come il fumo: il fumo è il segno
del fuoco. Vedi il
fumo, devi andare a cercare cosa sta bruciando. La
risurrezione di Lazzaro è come il fumo per far capi
re che chi crede
in Gesù, risurrezione e vita, non muore mai, che la
morte non è più padrona dell’uomo, e se credo in q
uesto sono
risorto già adesso perché vivo la vita la vita in u
n modo nuovo. Quando Marta e Maria capiscono questa
cosa,
risorgono loro. Notate come tutti i personaggi del
vangelo sono in movimento, è un continuo entrare ed
uscire: Gesù
e i suoi discepoli che entrano a Betania, i giudei
che vengono da Gerusalemme, Marta che esce da Betan
ia incontro a
Gesù, poi Maria che esce di casa, Lazzaro che esce
dal sepolcro. Anche nella lettura di oggi leggevamo
degli ebrei
quando entrarono in Egitto, furono fatti schiavi da
gli egiziani, uscirono dall’Egitto ed entrarono nel
la terra promessa.
Cosa significano queste cose? Che tutta la vita è u
n movimento: anche noi entriamo nel grembo di nostr
a mamma
per poter nascere, poi usciamo, poi entriamo nella
tomba. Qual è il punto? Lo diceva Gesù nel vangelo
di due
domeniche fa: credere che entrati nella tomba ci re
stiamo, e questa è una menzogna e se ci crediamo si
amo figli
della menzogna, invece la verità è che siamo figli
di Dio e quindi Dio dalla tomba ci fa uscire. I van
geli della
Quaresima sono un itinerario battesimale, vogliono
cioè aiutarci a capire cos’è il Battesimo. Nel Batt
esimo siamo
entrati nell’acqua per uscirci, perché nell’acqua a
nneghiamo. Il Battesimo è il segno della Pasqua, se
gno di morte e di
risurrezione. Entriamo nell’acqua che zampilla per
la vita eterna, quella che Gesù vuol dare alla sama
ritana e che è
Gesù stesso, per diventare figli di Dio come Lui, p
er sentirci figli del Padre e non della menzogna, p
er non essere più
ciechi, ma per vedere le cose come stanno veramente
, e se non sono più cieco, sono risorto, il vangelo
di oggi. Il
Battesimo spiega il senso della vita perché ci unis
ce al destino di Cristo. Questa è la cosa più impor
tante da capire
per vivere bene la nostra vita, altrimenti, diceva
san Paolo nel brano che abbiamo letto prima, la nos
tra mente
rimane ottenebrata, credere in Dio, essere battezza
ti, essere qui anche oggi non ci serve a niente.