domenica 13 marzo 2016

QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA

Settimana prossima finisce la Quaresima ed entriamo nella Settimana santa, la più importante dell’anno , dove contempliamo la passione, la morte e la risurrezion e di Gesù. Se Gesù non avesse sofferto e non fosse morto non sarebbe stato un uomo come noi. Ma non risorge per dimostrarci che è Dio. Dio noi non sappiamo chi è, anzi, ce lo inventiamo. È Gesù che ci fa vedere chi è Dio. E ri
sorgendo dalla morte non vuol dimostrarci che Lui è Dio, ma che Dio è colui dal quale veniamo e al quale andiamo, c he quello che succede a Lui succede anche a noi, e quindi che la nostra vita non finisce quando moriamo: se siamo un iti a Lui che è il Figlio del Padre, anche noi che siamo figli del Padre e fratelli di Gesù siamo destinati a risorger e, perché nel sepolcro incontriamo Gesù che ci fa u scire tutti. Ma non come accadde a Lazzaro. Uno dice: che bello se a tutti succedesse quello che accadde a Lazzaro. In vece non è mica tanto bello, perché poi Lazzaro morì un’altra volta. Il punto è che noi non vorremmo mai morire, e questo vuol pur dire qualcosa. Se desideriamo vivere vuol dire vuol dire che proveniamo da Dio che ci ha messo den tro questo desiderio, e se Dio ci ama perché dovrebbe volerci morti? Di fatto però moriamo e questa cosa non rius ciamo ad accettarla, nemmeno quando si muore a cent’anni, fi guriamoci quando si muore giovani, all’improvviso o per una malattia, come Lazzaro, o da innocenti assassinati come capitò a Gesù. Gesù stesso sapeva che Lazzaro sarebbe risorto, eppure si mise a piangere vedendolo morto. Anche nell’orto degli ulivi, Gesù stesso, pensando a quello che gli sarebbe accaduto, si legge nel vangelo che sudò sangue. Inoltre Gesù, sapendo che Lazzaro era mala to e stava per morire, non andò a Betania per guarirlo, ma aspettò che morisse. In altri casi aveva operato delle gua rigioni, qui no, tanto è vero che la gente si chiese: ma perché? E c e lo chiediamo anche noi quando non si guarisce e s i muore per una malattia. Vi faccio notare che Betania vuol dir e casa dell’afflitto, e allora Betania rappresenta la nostra vita, fatta di gioie, ma anche di tante afflizioni. E anche a n oi capita spesso di dire, come Marta e Maria: Signo re, se tu fossi stato qui, perché nei momenti più difficili sembra che il Signore non ci sia. In realtà non è vero che il Signore non c’è. Il Signore è presente più che mai. Con la sua passi one e morte, Gesù ci mostra che Dio manifesta il su o amore per noi condividendo con noi le nostre croci, fino alla mor te, dandoci la forza del suo Spirito per affrontarl e, sapendo che se soffriamo e moriamo con Lui, risorgiamo con Lui, ma non un giorno, bensì adesso, perché adesso possiam o affrontare la vita, con le sue croci e con la morte , in un modo nuovo, con uno spirito nuovo, lo spiri to di Gesù. Le guarigioni operate da Gesù e anche la risurrezione di Lazzaro erano dei segni prodigiosi, ma non dei m iracoli come li intendiamo noi. Miracolo sarebbe se uno non soffris se e non morisse mai, ma la vita è un’altra cosa. T anto è vero che le persone guarite da Gesù magari poi si sarann o ammalate di nuovo e comunque poi sono morte tutte , come Lazzaro che morì di nuovo. Questi prodigi erano dei segni. Il segno è come il fumo: il fumo è il segno del fuoco. Vedi il fumo, devi andare a cercare cosa sta bruciando. La risurrezione di Lazzaro è come il fumo per far capi re che chi crede in Gesù, risurrezione e vita, non muore mai, che la morte non è più padrona dell’uomo, e se credo in q uesto sono risorto già adesso perché vivo la vita la vita in u n modo nuovo. Quando Marta e Maria capiscono questa cosa, risorgono loro. Notate come tutti i personaggi del vangelo sono in movimento, è un continuo entrare ed uscire: Gesù e i suoi discepoli che entrano a Betania, i giudei che vengono da Gerusalemme, Marta che esce da Betan ia incontro a Gesù, poi Maria che esce di casa, Lazzaro che esce dal sepolcro. Anche nella lettura di oggi leggevamo degli ebrei quando entrarono in Egitto, furono fatti schiavi da gli egiziani, uscirono dall’Egitto ed entrarono nel la terra promessa. Cosa significano queste cose? Che tutta la vita è u n movimento: anche noi entriamo nel grembo di nostr a mamma per poter nascere, poi usciamo, poi entriamo nella tomba. Qual è il punto? Lo diceva Gesù nel vangelo di due domeniche fa: credere che entrati nella tomba ci re stiamo, e questa è una menzogna e se ci crediamo si amo figli della menzogna, invece la verità è che siamo figli di Dio e quindi Dio dalla tomba ci fa uscire. I van geli della Quaresima sono un itinerario battesimale, vogliono cioè aiutarci a capire cos’è il Battesimo. Nel Batt esimo siamo entrati nell’acqua per uscirci, perché nell’acqua a nneghiamo. Il Battesimo è il segno della Pasqua, se gno di morte e di risurrezione. Entriamo nell’acqua che zampilla per la vita eterna, quella che Gesù vuol dare alla sama ritana e che è Gesù stesso, per diventare figli di Dio come Lui, p er sentirci figli del Padre e non della menzogna, p er non essere più ciechi, ma per vedere le cose come stanno veramente , e se non sono più cieco, sono risorto, il vangelo di oggi. Il Battesimo spiega il senso della vita perché ci unis ce al destino di Cristo. Questa è la cosa più impor tante da capire per vivere bene la nostra vita, altrimenti, diceva san Paolo nel brano che abbiamo letto prima, la nos tra mente rimane ottenebrata, credere in Dio, essere battezza ti, essere qui anche oggi non ci serve a niente.