giovedì 18 dicembre 2014

IL MISTERO DELL’INCARNAZIONE SECONDO LUCA (2, 1-20)

L’ANNUNCIO, LA DESCRIZIONE DEL FATTO

1 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì
in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio.

C’è potere di Cesare Augusto contrapposto al potere di Dio. Il potere di chi si dilata per avere in mano tutto, e quello di Dio che si restringe per mettersi nelle mani tutti come un bambino.
Dio entra in una storia fatta di male e ribalta le prospettive. Salvatore e Signore non è Cesare Augusto che domina, ma è quel bambino che si dona a tutti. Dio ci salva, ci libera dai criteri negativi che dominano il mondo. Il male serve perché noi compiamo il bene, nel modo che ci ha insegnato Gesù.
La scena della nascita di Gesù (v.6) è descritta con particolari che richiamano la scena della sua morte, quando egli verrà fasciato, bendato e messo nel sepolcro (nasce in una grotta ed è sepolto in una grotta).
L’alloggio, l’albergo, è il luogo del riposo. Il luogo del riposo di Dio è quando viene essere accolto nelle mani dell’uomo.

L’INTERPRETAZIONE DEL FATTO DA PARTE DEGLI ANGELI AI PASTORI

8C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l'angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore.

Luca non insiste molto sul fatto in sé, la nascita di Gesù, perché è già accaduto. E allora è preoccupato di come noi possiamo accedere a quel fatto ancora oggi.
La nascita del Signore è rivelata ai pastori, gli ultimi ed esclusi dalla società: Dio si rivela ai piccoli perché per noi i sapienti sono quelli furbi che sanno fregare tutti, mentre la sapienza di Dio è l’amore, il potere di Dio è il servizio.
Che un Dio sia piccolo, non grande, che sia tremante non tremendo, che sia fasciato non fascinoso, che sia in una mangiatoia in pasto alle bestie, che si metta nelle mani di tutti invece di avere tutto in mano, non lo penseremmo mai. Allora è necessario l’annuncio che ci dà i criteri per conoscere chi è Dio, oltre che raccontarci il fatto. Perché io, per quanto ci pensi, non posso dedurre dai miei ragionamenti chi sia Dio, semplicemente perché Egli è il contrario di tutto quello che pensiamo.
E l’angelo cosa dice? La prima parola è: Non temete! Non si può temere Dio vedendolo bambino. Forse non lo si può temere soprattutto vedendolo sulla Croce.
Ecco, vi evangelizzo – dice il testo greco – una grande gioia! Vi evangelizzo, vi do una buona notizia che consiste nel fatto che finalmente l’amore è corrisposto, e questa notizia è fonte di gioia.
Che OGGI è nato per voi UN SALVATORE.
Questi voi siamo noi oggi. E nel vangelo di Luca sono sette gli “oggi” di Dio. Questo del Natale; “Oggi si compie questa Parola (4,21): se la ascoltiamo essa si compie; “Oggi abbiamo visto cose incredibili” (5,26) riferito alla guarigione del paralitico; i due “oggi” nell’episodio di Zaccheo (19,5.9); “Oggi mi rinnegherai” (22,34) detto a Pietro: proprio nel mio nel mio peccato, oggi entra Lui col suo perdono; “Oggi sarai con me in paradiso” (23,43) detto al ladrone. E dopo questi sette oggi, c’è l’ottavo, che è il nostro, di noi che leggiamo: se oggi ascoltiamo la sua voce, noi, accogliendo il Figlio, diventiamo suoi fratelli, diventiamo figli
del Padre e fratelli degli altri. Questa salvezza non è stata 2014 anni fa, ma è per noi oggi.
E’ UN Salvatore, non il Salvatore, perché non è IL Salvatore che pensavamo noi, ma UN Salvatore diverso, e anche perché Egli assume di volta in volta un volto diverso, il volto umano del fratello che ha bisogno di essere accolto.

IL SEGNO

12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Qual è il segno? Il bambino. Questo è il segno di Dio. Il segno della fragilità, della debolezza, del limite, dell’impotenza, del bisogno. Se voi non lo curate, muore subito. Dio ci salva assumendo il limite e facendo del limite e del bisogno il luogo di accoglienza. Con il bambino cosa fai? Lo accogli, per forza, se no muore. E tutti siamo bambini e abbiamo bisogno di essere accolti per vivere. Se no, non viviamo. Allora la salvezza consiste nel fare delle nostre piccolezze, dei nostri limiti, anche del nostro peccato, il luogo di accoglienza reciproca. È bello, perché dice non “il”, ma “un” Salvatore, che è quello che hai davanti in quel momento, con il quale si è identificato il Cristo Signore.
E quando noi guarderemo tutti con questo sguardo, c’è gloria nei cieli perché finalmente sulla terra possiamo vedere la sua gloria: un Dio che si fa servo dell’uomo, si fa piccolo, ultimo di tutti. E se finalmente scopriamo che la gloria di Dio è in questo bimbo, è questo amore che si fa fragile, questa accoglienza assoluta che si fa bisogno di essere accolta, allora c’è pace sulla terra. Altrimenti c’è guerra.

LA VERIFICA DEL FATTO DA PARTE DEI PASTORI

15Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

Dopo l’annuncio c’è la decisione di cosa fare di questo annuncio, perché la parola ci rispetta. Sta a noi decidere. La parola di Dio è efficace, opera soltanto in chi crede, come il seme è vivo, efficace e germoglia solo nella terra che lo accoglie. E’ il margine di libertà. L’uomo è libero di accogliere la parola. Non è che Dio doni la fede a qualcuno e ad altri no. C’è l’annuncio del fatto, poi chi vuole va a vedere.
Il bambino è adagiato nella mangiatoia, ma non è più fasciato. Fasciato allude a quando è posto nel sepolcro, quando è morto. Dio che è amore è morto quando non è amato, ed è vivo e risorto quando è
amato. Dio è questo bambino, questo scoprirono. Questo scopriremo in tutto il Vangelo. Dio è amore,
l’amore ha bisogno di essere amato, sennò muore. Amando il bambino, il bambino fa venire l’amore e diventiamo come Dio, amante e amato.
Il Vangelo non ci vuole raccontare la nascita di Gesù, ma la nostra nascita attraverso l’incontro con lui.
Vedono che la parola detta era vera e allora rendono nota la parola ai presenti. Diventano come gli angeli. “E tutti si stupirono”, la meraviglia, che non è la curiosità. La meraviglia che si ha davanti a qualcosa di bello, di nuovo, di sorprendente, da sempre desiderato e che non viene mai.
Maria è il prototipo dell’uomo nuovo, che dice si a Dio e alla sua proposta, dell’uomo che concepisce la parola di Dio, dell’uomo che genera la parola di Dio. E poi lei stessa impara dai pastori e tutta la sua vita sarà un imparare, non capiva neppure lei le parole, ma le custodiva. Maria è la madre di Gesù, non perché l’ha generato, ma perché “beata te” che hai creduto alla parola. Non solo la custodisce, ma la compara.
Tutta la sua vita sarà combinare una parola con l’altra e dove non capisce – come sarà nel tempio dove vedremo Giuseppe e Maria non capire le parole di Gesù – Maria non è che scarta ciò che non capisce, lo custodisce attraverso il tempo.
I pastori ritornano. La stessa parola ritorno vuol dire conversione. Han cambiato marcia. Tornano dov’erano prima, ma sono cambiati, non sono più come prima.