giovedì 25 dicembre 2014

NATALE MESSA DEL GIORNO

E’ molto bello il racconto della nascita di Gesù secondo il vangelo di Luca. Proviamo a ripercorrerlo insieme.
Dio nasce in un’epoca che non era migliore della nostra o di tutte le altre: regnava Cesare Augusto che col censimento voleva avere in mano tutto il suo regno per dominarlo e fare tutti schiavi. Dicevo
giusto l’anno scorso che quando capitano problemi, croci e disgrazie, proprio nel periodo di Natale, qualcuno dica: quest’anno il Natale non lo sento. Certo, se parliamo del Natale della pubblicità e del Mulino Bianco, dei buoni sentimenti e dell’armonia familiare, che è il Natale che abbiamo inventato
noi, il Natale non lo sentiamo. Se invece guardiamo al vero Natale, ci accorgiamo che Dio nasce precisamente non perché siamo contenti, ma tristi, non perché siamo liberi, ma schiavi, e nasce come Salvatore e Signore, lui, non Cesare Augusto, e ci mostra che lui ci salva non prendendo tutti in mano e risolvendo i problemi con la bacchetta magica, ma mettendosi nelle mani di tutti, come un bambino da accogliere. Un bambino, quando nasce, se non lo accolgo muore. Il bambino per vivere ha bisogno di amore, e quindi mi insegna ad amare. Dio, facendosi bambino, mi insegna che la salvezza è quando io, in un mondo di male e in mezzo ai problemi, imparo ad amare. Il male serve perché noi compiamo il bene, e cosa voglia dire compiere il bene ce lo rivelerà sulla croce. Vi faccio notare come la scena della nascita di Gesù Luca la descrive con particolari che richiamano la scena della sua morte, fasciato, bendato, messo in una mangiatoia e poi nel sepolcro. Bella l’immagine della mangiatoia, il luogo dove mangiano le bestie. Quello è il suo alloggio, è lì che Dio si riposa: quando viene mangiato dai peccatori: mangiando di lui, anche i peccatori possono vivere, se no muoiono e rimangono bestie, mentre lui dona se stesso come pane di vita nuova, non più da bestie, ma da figli di Dio.
Ecco, questo è Dio, questo ci rivela il Natale. Non temete, dicono gli angeli ai pastori. Gli angeli sono gli annunciatori della Parola di Dio. Oggi non abbiamo più bisogno di questi angeli, perché la Parola di Dio è sotto i nostri occhi, l’abbiamo appena letta, è questa Parola che ci dice chi è Dio veramente, molto diverso da quello che immaginiamo noi. Non temete, perché come si fa ad aver paura di un Dio così? Un Dio così non può averlo inventato nessuno, un Dio così è solo un Dio da amare. E se oggi ascolto la sua Parola, accogliendo Gesù, divento come lui, divento suo fratello, figlio anch’io di un Dio che è Padre, e gli altri diventano miei fratelli, e questa è la salvezza. Gesù mi salva da una falsa idea di Dio che me lo fa pensare nemico o padrone. Davvero Gesù, come diceva la lettera agli Ebrei, è irradiazione di Dio e impronta della sua sostanza, colui che cioè ci mostra chi è Dio veramente: Dio, che aveva parlato per mezzo dei profeti, ha parlato a noi in modo definitivo per mezzo del Figlio, facendoci capire di essere Padre. È nato un Salvatore, non il Salvatore, dicono gli angeli, perché non è IL Salvatore che pensavamo noi, ma UN Salvatore diverso, e anche perché Egli assume di volta in volta un volto diverso, il volto umano del fratello che ha bisogno di essere accolto. E quando noi guarderemo tutti con questo sguardo, c’è gloria nei cieli perché finalmente sulla terra possiamo vedere la sua gloria: la gloria di Dio non sono i lampi e i fulmini, ma il suo farsi servo di ogni uomo. E se finalmente scopriamo che la gloria di Dio è in questo bimbo, è questo amore che si fa fragile, questa accoglienza assoluta che si fa bisogno di essere accolta, allora c’è pace sulla terra. Altrimenti c’è guerra. Che poi è la scena descritta molto bene nella lettura dal profeta Isaia. Se accolgo nella mia vita un Dio così, non sono più nelle tenebre, ma nella luce, la gioia e la letizia si moltiplicano, non ci sono più oppressi perché non ci sono più oppressori, le calzature dei soldati e i mantelli intrisi di sangue sono bruciati, perché tutti si riconoscono figli e fratelli, grazie a questo bambino che è nato ed è chiamato Principe di pace. Tutte parole che ancora non si sono realizzate, perché si realizzano solo quando, come Maria, Giuseppe, i pastori, io accolgo questa Parola, mi faccio trasformare da essa, mi faccio salvare, e cioè quando davvero il Natale non resta una data del calendario, ma Cristo nasce in me, ed è l’augurio più bello che possiamo farci trasformandolo in preghiera reciproca.