giovedì 25 dicembre 2014

NATALE MESSA NELLA NOTTE

Una leggenda racconta che Federico II di Svevia, re, duca, imperatore, un personaggio incredibile che visse nel 1200, volle fare un esperimento. Lui che era esperto di tante cose ed anche di lingue, voleva sapere quale fosse la lingua originaria dell’uomo, la prima lingua che si fosse parlata. Allora molto scientificamente prese sette bambini appena nati li diede a sette nutrici dando loro l’ordine di dar loro
da mangiare, accudirli bene, ma di non parlare mai con loro. Quando sarebbero diventati grandi, la lingua col la quale si sarebbero espressi, quella sarebbe stata la lingua originaria dell’uomo. Sapete già la storia di questi bambini: sono morti, non parleranno mai nessuna lingua, son morti poco dopo la nascita, perché? Perché l’uomo vive della Parola; non di solo latte vive il bambino - diceva uno - ma di ogni Parola che esce dalla bocca della mamma. Cioè la Parola è ciò che dà l’esistenza all’uomo. Ecco perché nel suo vangelo san Giovanni, parlando di Gesù, lo chiama il Verbo, la Parola di Dio: cioè Gesù ci comunica, ci dice chi è Dio, e ce lo dice perché lui stesso è Dio. Quel Dio che nessuno ha mai visto e tutti ci inventiamo, Gesù ci dice chi è, e dunque ascoltando la parola di Gesù noi sappiamo chi è Dio e chi siamo noi, e quindi ci illumina: veniva nel mondo la luce vera che illumina ogni uomo. Se ascolto la sua Parola divento come Gesù, altrimenti resto nelle tenebre: venne tra i suoi e i suoi non l’hanno accolto. E lui chi è, Gesù chi è? È il Figlio di Dio. Allora vuol dire che Dio è Padre. Dunque, chi accoglie la parola di Gesù, diventa come lui, figlio di Dio: a quanti lo hanno
accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio. Dio ha mandato nel mondo suo Figlio, nato da donna, per adottarci come suoi figli, diceva san Paolo nella lettera ai Galati che abbiamo ascoltato prima. E aggiunge: la prova che siamo figli è che Dio ha mandato lo Spirito di suo Figlio nei nostri cuori che grida: abbà, cioè Padre. Ora, Dio non ha un sesso, non è né maschio né femmina. Gesù non chiama Dio col nome di Padre perché era un maschilista, semmai è il contrario, tanto è vero che quando parla di Dio in termini di misericordia, pietà, tenerezza, compassione, esprime caratteristiche di Dio che sono materne. Dio è madre e ci ama con l’amore femminile di una madre, perché ci ha generato, ma Gesù lo chiama Padre, perché sappiamo che la madre è sempre certa, non si scappa, e il padre no. Il rapporto col Padre va costruito, si gioca sulla libertà, sulla fiducia. Uno diventa padre se accoglie il figlio e se il figlio lo accoglie come padre.
Così è il rapporto con Dio. Lasciamo perdere i rapporti conflittuali che ci sono tra padri e figli e più in
generale coi genitori, o il fatto che vi siano padri assenti e non degni di questo nome e di questo compito.
L’immagine di Dio come Padre che Gesù ci rivela è quella di salvatore, di guida, di luce, che indica ai suoi figli la strada per la gioia, che vuole la loro gioia, e dunque che perdona sempre, che ci dona la vita non per riprendersela, altrimenti sarebbe un criminale, ma per farcela avere per l’eternità. E la strada per la gioia, per avere la vita eterna, ce l’ha mostrata Gesù vivendo come figlio, e vivere come figlio vuol dire considerare gli altri come fratelli, e dunque amandoli come tali. Se Dio non è un Padre, ma un padrone, io scappo; se è un giudice ho paura; se è un nemico lo combatto; se è un mago mi arrabbio quando non fa le magie che gli chiedo, e si diventa atei. Se Dio non è Padre, ecco che la vita non è un dono, che tutto mi è dovuto, che tutto devo pretendere, che gli altri sono miei schiavi o avversari da combattere, che tutto finisce qui, che la morte è la fine di tutto, e la vita diventa un inferno. E il Verbo, cioè la Parola di Dio, cioè il Figlio, che da sempre è col Padre, si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. È il mistero inaudito del Natale: un Dio che diventa uomo, che prende la nostra carne. Lo diventa per comunicarci questa Parola. Dio diventa uomo restando Dio per insegnarci a diventare come Dio restando uomini. Per diventare Dio restando uomini e avere la vita eterna dobbiamo vivere con lo Spirito di Gesù messo nei nostri cuori che ci fa vivere come Gesù, come figli e come fratelli, perché Dio è amore. E sulla croce ci rivelerà la sua gloria: e noi abbiamo contemplato la sua gloria, dice il vangelo di questa notte, e l’evangelista sta pensando alla croce, perché sulla croce Gesù ci fa conoscere la gloria e la potenza di Dio, che è quella di amarci a tal punto da essere disposto ad essere ucciso lui piuttosto che uccidere noi, appunto perché il suo desiderio è che abbiamo la vita. Sulla croce il Padre perdona chi uccide suo Figlio perché tutti sono suoi figli, e Gesù perdona i suoi uccisori perché, sentendosi figlio di un Dio che è Padre di tutti, considera tutti suoi fratelli. Il risultato di una vita vissuta così qual è? La risurrezione, la vita eterna, la vita di Dio. Il Natale ci mostra che Dio non è lontano, ma è presente in noi col suo Spirito, e il suo Spirito, se lo seguiamo, ci fa diventare figli come Gesù, e se viviamo con lo Spirito di Gesù, come Gesù, diventiamo donne e uomini nuovi, capaci di vivere una vita vera anche in mezzo alle croci e alle tempeste della vita, come ha fatto Gesù, avendo come unico scopo della vita quello di amare come Gesù, perché ci sentiamo amati come figli da un Dio che è Padre. Non entriamo più in crisi di identità perché sappiamo chi siamo: siamo figli amati di un Dio che è Padre. E sappiamo qual è lo scopo della vita: amare gli altri come Gesù. Natale accade quando Gesù nasce in me, quando io sento tutto questo, e se sento tutto questo è subito Pasqua.