domenica 9 aprile 2017

OMELIA DOMENICA DELLE PALME MESSA CON PROCESSIONE

Secondo gli evangelisti, l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme realizza le parole del profeta Zaccaria che abbiamo ascoltato nella lettura, e infatti vengono citate. Zaccaria diceva che il Messia sarebbe entrato a Gerusalemme come un re che avrebbe portato la pace, ma non con la violenza, e infatti avrebbe cavalcato un asino (che non fa paura a nessuno) e non una mula (che era la cavalcatura
dei re). Ma aveva anche detto che il messia sarebbe stato giusto e vittorioso e che avrebbe dominato tutti facendo rispettare a tutti le sue leggi. Giovanni toglie queste frasi, perché per Gesù l’unica legge è quella dell’amore, e l’amore non si impone con la violenza. La folla lo accoglie con rami di palma, che erano un segno di vittoria, e grida “Osanna al re d’Israele”. “Osanna” vuol dire “Dio, salvaci”, ma loro intendevano “salvaci dai nostri nemici”. La vittoria di Gesù, invece, è un’altra: che solo l’amore può vincere il male e che l’amore è più forte della morte. E questa cosa, scrive Giovanni, i suoi discepoli sul momento non la capirono: la capirono dopo la sua glorificazione, cioè dopo la sua morte e risurrezione. Infatti san Paolo, lo abbiamo letto nell’epistola, lo dice bene: con il suo sangue versato sulla croce Gesù ha riconciliato tutte le cose. Vedete, io penso che anche noi, dopo più di duemila anni, continuiamo a fare molta fatica a capire questa cosa. Mi vengono in mente le parole di due famosi canti popolari che purtroppo nei nostri paesi si cantano ancora e che soprattutto i più vecchi sapranno ancora a memoria. Il primo è un canto rivolto a Maria alla quale si chiede di compiere il nostro desiderio: che tutto il mondo sia sottomesso a Dio, che Dio comandi su tutti: noi vogliam Dio che è nostro Padre e nostro re. Gesù invece ci ha fatto vedere che Dio non sottomette nessuno, non vuole schiavi, ma figli liberi che rispondono all’amore con l’amore, che è Dio che si è fatto nostro servo, che Dio regna, certo, ma quando regna l’amore. E poi un celebre canto eucaristico, Inni e canti sciogliamo fedeli, dove nel ritornello si dice: dei tuoi figli lo stuolo qui prono o Signor dei potenti ti adora: Dio è chiamato Signore dei potenti e tutti noi, suoi figli, prostrati ai suoi piedi. Ma non è Gesù che si è prostrato ai nostri piedi lavandoceli? Voglio dire, noi continuiamo a cadere nelle tentazioni che Gesù ha evitato. Ricordate la pagina che ha aperto la Quaresima, quella delle tentazioni? Un su tutte la tentazione del potere, del successo, del dominio, dell’apparire. Gesù non cederà mai a questa tentazione, e quando cominciarono a capirlo non gli gridarono più “Osanna”, Dio salvaci, ma “sia crocifisso, salva te stesso!”. Noi vogliamo un Dio onnipotente, che faccia lui quello che dovremmo fare noi. Di fronte alle tremende tragedie e sofferenze dell’umanità, vedendo che Dio non interviene, pensiamo che egli non sia né onnipotente né buono. Un Dio che crea l’umanità per poter essere servito dagli uomini e poi dargli la ricompensa in Paradiso. Un Dio angosciante perché sempre lì con l’occhio a guardare tutte le nostre trasgressioni per punirci, con una malattia o una sciagura. Un Dio che manda le croci, e infatti si dice sempre “sia fatta la volontà di Dio” quando le cose vanno male e non quando vanno bene. Un Dio che ha già stabilito tutto, per cui “non si muove foglia che Dio non voglia”, e allora giù preghiere e fioretti per ottenere guarigioni, o processioni per ottenere le grazie, perché se non facciamo questi sacrifici non ci ascolta, se li facciamo aumenta il nostro indice di gradimento davanti a Dio. Un Dio che più prego, più faccio sacrifici, più faccio il bravo, più dovrebbe premiarmi: poi purtroppo non accade e uno dice “ma perché capitano tutte a me invece di capitare a chi non è bravo come me?”. Un Dio che sta in alto e noi in basso. Un Dio che ha un popolo eletto, che adesso siamo noi, per cui via tutti quelli che hanno un dio diverso (peccato che questo dio diverso che hanno gli altri sia alla fine uguale a quello che abbiamo in mente noi). Ecco, potrei andare avanti all’infinito a descrivere i modi coi quali noi ci immaginiamo Dio, ce lo inventiamo, e spesso, chi diventa ateo, è perché si rifiuta di credere nell’esistenza di un Dio così, e direi che fa bene: il problema è se noi andiamo avanti a credere in un Dio così. Perché il punto è che Gesù viene nel nome del Signore per aprirci gli occhi come al cieco, per farci vedere la verità, cioè per farci capire chi è veramente Dio, e se beviamo l’acqua viva che Gesù offre alla samaritana, cioè se impariamo a conoscere Gesù e ad ascoltare sul serio la sua parola, allora risorgiamo come Lazzaro, non un giorno, ma adesso. Come ogni anno, con la domenica delle Palme inizia la Settimana santa, quella che i primi cristiani definivano come AUTENTICA, e infatti è in questo modo che viene chiamata nel nostro Rito ambrosiano. Perché “autentica”? Perché gli eventi della passione, morte e risurrezione di Gesù ci rivelano in modo supremo l’autenticità di Dio, cioè chi è Dio veramente: Gesù viene a liberarci, a salvarci da tutte le false idee su Dio. L’augurio per tutti è che possiamo vivere davvero in modo “autentico” questa settimana, e cioè non per tradizione, ma come vera occasione per scoprire o riscoprire il vero volto di Dio.