domenica 30 aprile 2017

III DOMENICA DOPO PASQUA ANNO A

Capitano a fagiolo le letture che abbiamo ascoltato perché in questa domenica, nelle nostre parrocchie, si celebrano le Cresime, e in queste letture si parla proprio, non tanto della Cresima, ma del Battesimo e dello Spirito santo, e ci aiutano a capire cos’è questo Spirito santo, perché, purtroppo, molti cristiani sono simili a quei 12 uomini che incontrò san Paolo ad Efeso, come si racconta nel
libro degli Atti, che alla domanda se avevano ricevuto lo Spirito santo risposero dicendo: non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito santo. Così come uno a volte capisce l’importanza della mano destra quando ce l’ha ingessata e non riesce ad usare la sinistra, o come uno capisce cos’è la vista quando la perde, o come quando capiamo l’importanza della persona amata quando la perdiamo, allo stesso modo si può capire cos’è lo Spirito santo quando non c’è, o meglio, quando non lo usiamo. Perché, vedete, lo Spirito è la cosa più visibile di tutti. Per esempio, ora voi mi vedete, ma il mio Spirito come lo vedete? Se io mi arrabbio e strozzo qualcuno, lo vedete benissimo, e viceversa. Cioè, ogni azione che facciamo ci fa vedere se è guidata dallo Spirito santo oppure no. Nel vangelo, Giovanni Battista dice che lui è venuto a battezzare nell’acqua, che su Gesù contemplò lo Spirito che discese come una colomba e rimase su di lui e che Gesù avrebbe battezzato nello Spirito santo. Negli Atti degli Apostoli si legge che il battesimo nell’acqua di Giovanni era un battesimo di conversione, che Paolo battezzò quei 12 uomini nel nome del Signore Gesù, poi impose loro le mani, su di loro scese lo Spirito santo ed essi si misero a parlare in lingue e a profetare. Proviamo a capire cosa significano queste cose. Battezzare vuol dire immergere nell’acqua, ma dentro l’acqua si annega, mentre uscendo all’aria si respira e si vive. Il battesimo nell’acqua di Giovanni era un battesimo di conversione, un gesto simbolico per dire: riconoscete i vostri peccati che vi portano alla morte, fateli morire, convertitevi, cambiate vita, diventati bravi e così sarete degni di ricevere l’amore di Dio, se no Dio vi castiga tutti. Ma è proprio questo il problema: per essere degni dell’amore di Dio bisogna essere puri, io sono impuro, solo il Signore mi può purificare, ma siccome sono impuro non posso ricevere l’amore del Signore. È una tragedia. Sarebbe come dire che dal dottore che deve curare i malati devono andare le persone sane. E così uno passa tutta la vita a star male chiedendosi: io sono cattivo, non riesco a fare il bravo, chissà se Dio mi ama. Oppure, uno passa tutta la vita a sforzarsi di fare il bravo e giudica male tutti gli altri che non sono bravi come lui. Purtroppo anche noi cristiani spesso ragioniamo così. Perché dico purtroppo? Perché noi siamo stati battezzati certamente nell’acqua, ma quell’acqua è il segno del battesimo nello Spirito santo fatto nel nome di Gesù, che è una cosa completamente diversa. Giovanni battezzava il battesimo di conversione per il perdono: se non ti converti non sei perdonato. Invece Gesù capovolge le cose, per lui è vero il contrario: non è vero che l’uomo deve purificarsi per essere degno di accogliere il Signore, ma deve accogliere l’amore del Signore, ed è questo amore che ci purifica e ci rende degni. Noi siamo perdonati in anticipo. Il perdono precede la conversione. Noi ci possiamo convertire perché prima siamo amati. Allora voi capite che la vita cristiana non è osservare precetti, norme, regole, se no vai all’inferno! Ma è scoprire, guardando il crocifisso, che io sono amato anche se peccatore, come un genitore ama il figlio anche quando sbaglia, anzi, più il figlio lo fa disperare più il genitore lo ama maggiormente, e questo amore non fa altro che suscitare altro amore. E allora il cristiano vive nella gioia di essere amato, e chi ha la gioia di essere amato sa amare, e chi ama non fa nessun male. Gesù, dice Giovanni Battista, è l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Cos’è il peccato del mondo? Non sono i nostri peccati, ma è quello che ho appena detto: pensare che Dio non ci ama, che dobbiamo meritarci il suo amore. Gesù, col suo sangue sulla croce, lo toglie, lo cancella, ci fa vedere che non è vero. A questo punto, allora, possiamo capire cos’è questo Spirito santo che prima di tutto scende su Gesù come una colomba e rimane su di lui. La colomba compare nella Bibbia dopo il diluvio come segno di una nuova creazione, e poi è un uccello che ama i suoi piccoli ed è molto attaccato al suo nido. Vuol dire che lo Spirito santo è l’amore del Padre che entra in Gesù, suo figlio, e ci resta sempre. Ci resta sempre, tanto è vero che Gesù ce lo trasmette perché resti sempre in noi. Essere battezzati nello Spirito santo vuol dire essere impregnati dell’amore di Dio, inzuppati dal suo amore. Noi, come dicevo, possiamo essere tutti battezzati e cresimati, ma accorgerci che in questo modo siamo inzuppati dal suo amore. Lo si vede dalle nostre azioni: quando non amiamo. E quando viviamo il rapporto con Dio per dovere, per obbligo, per precetto, e non per amore. E così vivo tutta la vita da morto. La Cresima è la conferma del Battesimo: conferma che Dio è in me col suo Spirito, col suo amore, perché io, rendendomene conto, impari ad usarlo, e viva da risorto. Quando la Cresima è vissuta come una tappa da superare, un obbligo religioso o un’occasione per fare una bella festa, ha senso continuare a celebrarla? Ma vale anche per l’eucaristia: ha senso che uno sia qui per precetto e non per amore? Forse si, perché almeno ha avuto l’occasione di ascoltare queste parole e di pensarci su.