domenica 9 aprile 2017

OMELIA DOMENICA DELLE PALME MESSA DEL GIORNO

I pranzi, le cene e, in generale, i banchetti ai quali partecipava Gesù e narrati dai vangeli hanno sempre riferimenti eucaristici, nel senso che sono sempre in qualche modo prefigurazioni dell'Eucaristia. E allora ecco che anche il vangelo di oggi, che narra della cena a Betania, descrive alcune cose che accadono quando noi celebriamo la Messa. Guardiamo allora da vicino chi partecipa
a questa cena. C’è Marta che serve, Maria che unge Gesù, Giuda che protesta, Gesù che si lascia ungere, e poi ci sono commensali senza nome, e tra loro c’è Lazzaro, che non fanno niente, se non essere lì con Gesù e basta. Perché? Perché Lazzaro è risorto, e con lui gli altri commensali. Si tratta di tutti i defunti. Ci pensate che bello? I nostri defunti non dobbiamo immaginarli nè nel buio di una tomba, nè lontani nello spazio celeste, ma sono presenti, vivi nella sfera di Dio, e nell'eucaristia, dove Gesù si rende presente, sono presenti anche loro. Poi c’è Maria che prende tre etti e mezzo di olio profumato di nardo, che nel Cantico dei Cantici è il profumo che spande la sposa verso il suo sposo, quindi manifesta l’amore della sposa verso lo sposo. Vero nardo, si dice, quindi autentico. Maria allora siamo noi, se siamo qui con autentica fede per amare e lasciarci amare da Gesù. Se questo amore è autentico cosa succede? Che il suo profumo si spande in tutta la casa. Poi c’è Giuda che si lamenta per lo spreco di questo profumo che valeva trecento denari, cioè quasi il guadagno di un anno di lavoro di un operaio di quei tempi che prendeva un denaro al giorno. Meglio venderlo e darlo ai poveri invece di cospargerlo tutto su Gesù. Ma Giuda, c’è scritto, era un ladro, non gli importava dei poveri, ma guadagnarci lui, quindi parla per difendere i suoi interessi. Cioè fa il contrario di quello che ha insegnato Gesù. Gesù, quello che è suo, lo mette in comune per condividerlo con gli altri e, donando vita agli altri, Gesù la regala a sè stesso. Giuda fa il contrario: quello che è degli altri lo prende per sé, e sottraendo la vita agli altri, la sottrae pure a sè stesso. E Giuda possiamo essere sempre noi che siamo qui alla cena non per ricevere e donare amore agli altri, per diventare noi pane spezzato per gli altri quando usciamo di qui, ma per i nostri interessi personali o per altri motivi. Gesù allora dice a Giuda: «Lasciala fare perché conservi questo profumo per il giorno della mia sepoltura”. Strana questa frase: come faceva Maria a conservarlo se ormai lo aveva usato tutto? Perché quando Gesù sarà sepolto, e le donne andranno per imbalsamare il suo corpo con gli aromi, com’era usanza, non lo troveranno più, perché è risorto, e allora quel nardo andrà messo su chi? Sui poveri. “I poveri infatti li avete sempre tra voi, ma non sempre avete me»”. Certo, perché il crocifisso risorto è presente nei poveri. Ecco gli altri partecipanti all’eucaristia: i poveri. Di solito noi li lasciamo alle porte della chiesa, perché? Perché siamo qui come Giuda. Ma è anche vero che il povero è ciascuno di noi che ha bisogno di ricevere l’amore degli altri, dell’intera comunità. E quindi ecco l’ultimo personaggio: Marta. Marta cosa faceva? Serviva, cioè mette la propria esistenza a servizio degli altri. Traduce in opere quello che Maria fa a Gesù perché anche Maria e Giuda imparino a fare come lei. Ma anche Marta e Giuda, per imparare a servire, devono fare come Maria, stare ai piedi di Gesù versandogli addosso tutto il loro amore per riceverne altrettanto: infatti, sulla croce, Gesù apre il vaso prezioso del suo cuore e il suo amore si riversa su di noi. Tenete fisso lo sguardo su Gesù che si sottopose alla croce, diceva il brano della lettera agli Ebrei. Imparate da quell’uomo dei dolori che ben conosce il patire prefigurato da Isaia nel lungo brano della prima lettura. Perché? Perché se teniamo fisso lo sguardo su quell’uomo crocifisso, sul suo amore, cosa succede? Che risorgiamo. Non domani. Ma adesso. Altrimenti viviamo la vita da morti, la buttiamo via: chi perde la sua vita per me la trova, chi la trattiene la perde. E’ la strana matematica di Dio. Ma è molto interessante, e direi che è vitale impararla, e ve lo dice uno che non ha mai amato la matematica, quindi credetemi! La settimana santa che oggi comincia, con tutte le sue celebrazioni, serve proprio per insegnarci la matematica di Dio.