venerdì 14 aprile 2017

OMELIA VENERDI SANTO CELEBRAZIONE DELLA PASSIONE DEL SIGNORE

Quando diciamo che Gesù è veramente uomo, non è tanto perché ha sofferto ed è morto, come moriamo noi (anche se la morte di Gesù non è una morte qualunque, e nello stesso tempo nella storia ci sono state e ci sono milioni di persone che muoiono in condizioni peggiori). Gesù è veramente uomo perché è l’uomo per eccellenza, la pienezza dell’umanità, il culmine dell’umano, come deve
essere ciascuno di noi. Gesù, cioè, realizza il progetto di Dio sull’uomo. Oggi si capisce il significato del Natale: Dio diventa uomo in Gesù per fare diventare noi uomini come Dio. E noi diventiamo come Dio se viviamo un amore simile al suo. Nel suo ultimo gesto, Gesù ha dimostrato di amare come Dio ama, senza limiti né condizionamenti alcuni, con un amore che mai cessa ne si stanca. In Dio non si trova rancore, vendetta, punizione… tutto questo riguarda un’idea falsa di Dio. Dio è soltanto amore. In Gesù si manifesta la stessa qualità di amore che Dio ha per l’uomo. In una atmosfera di odio, dove Gesù riceve insulti e disprezzi, dove gli tolgono la vita, la sua unica reazione è quella dell’amore verso coloro che lo uccidono. E’ questa la vera realizzazione dell’uomo, quando sviluppa fino in fondo la sua capacità di amare. Ognuno riceve questa capacità dallo Spirito di Dio, poi però spetta a ciascuno assecondare i moti dello Spirito, affinchè scompaiano dalla nostra esistenza tutte quelle reazioni che non sono amore, come l’odio, il rancore, la vendetta. Nell’uomo che risponde solo con l’amore, la creazione ha raggiunto il suo compimento. Per questo la morte di Gesù non è la scomparsa di una persona, ma il trionfo del progetto di Dio. Fino al secolo V, la celebrazione del triduo pasquale veniva chiamata: “la trionfante celebrazione di questi giorni”, non c’era lutto ne atteggiamento di dolore ma il trionfo del progetto di vita. Non è giorno di lutto, oggi. Nel vangelo non si parla di morte: si dice che Gesù spirò, donò il suo Spirito. Adorare la croce, come quando adoriamo l’eucaristia, ha solo uno scopo: non quello di farci versare qualche lacrimuccia, ma di chiedere al Signore: che lo Spirito del tuo amore penetri in me e io impari ad amare come te, perché se vivo, soffro e muoio come te io divento come Dio, io sono risorto, non un giorno (che non è cosa da poco), ma già adesso.