sabato 15 aprile 2017

OMELIA VEGLIA PASQUALE

“Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana”. Così comincia il vangelo della risurrezione, quasi con le stesse parole del lungo brano del libro della Genesi che parlavano della creazione. Il sabato è il giorno del riposo di Dio, e il sabato rappresenta la morte: con la morte noi entriamo nel riposo di Dio, ma non nel senso che dormiamo per l’eternità, ma nel senso che quando
muore il nostro corpo, ecco la novità, Dio ci ricrea, ci fa risorgere, ci fa diventare come Lui. La risurrezione è Dio che continua la sua creazione. L’Angelo del Signore rotolò la pietra dal sepolcro e si sedette sopra. Non immaginiamo gli angioletti come di solito vengono raffigurati. Gli ebrei, che ci tenevano a tenere la distanza tra Dio e gli uomini, quando volevano significare che Dio entrava in contatto con l’umanità, non scrivevano mai il «Signore Dio», ma adoperavano sempre l’espressione «angelo del Signore». L’angelo quindi è Dio che dona la vita. Lo stesso angelo che impedisce ad Abramo di uccidere suo figlio Isacco. Quanti cristiani ancora oggi pensano che Dio chiede sacrifici: più faccio sacrifici più Dio è contento. Come leggevamo nella terza lettura, gli ebrei offrivano a Dio come sacrificio un agnello perché grazie al sangue degli agnelli sparsi sulle porte delle loro case quando erano schiavi in Egitto, erano scampati alla morte. Perché in realtà l’agnello e il suo sangue prefigurano Gesù: è lui il vero agnello di cui ci nutriamo nell’eucaristia, che ci dona il suo corpo e il suo sangue, cioè la sua vita, il suo Spirito. Noi mangiamo lui per diventare come lui, per risorgere e così non essere più schiavi della morte. Ma per diventare come lui, come Dio (era la quarta lettura), occorre passare attraverso il Mar Rosso, che è simbolo non solo della morte del corpo, ma della morte dentro di noi di tutto ciò che ci impedisce di diventare come Dio, e cioè la morte del nostro egoismo: lavatevi, purificatevi, cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, diceva il profeta Isaia nella sesta lettura. Questo è quello che vuole il Signore: l’amore, non il sacrificio. Parole che ci fanno venire in mente le beatitudini pronunciate da Gesù in Galilea. Ed è per questo che alle donne viene detto che Gesù risorto lo avrebbero visto in Galilea. Cosa vuol dire? Che pure noi possiamo vedere e incontrare oggi Gesù risorto se viviamo le beatitudini. Pasqua vuol dire passaggio. Risorgere vuol dire passare dalla morte alla vita. Ma non occorre aspettare di passare dalla morte del corpo per risorgere. Se io vivo con lo Spirito di Gesù una vita nell’amore, vivendo le beatitudini, io sono risorto adesso. La vita eterna non è la ricompensa che avremo dopo la morte se oggi ci comportiamo bene, ma è la vita di Dio in noi che ci fa essere beati già adesso, risorti adesso, se facciamo morire in noi tutto ciò che è male. Perché fin dall’antichità nella veglia pasquale venivano celebrati i battesimi e perché il richiamo al Battesimo è così forte in questa liturgia? Tra poco, anche se quest’anno non ci sono battezzandi, iniziamo la terza parte della veglia che è la liturgia battesimale. Perché non dobbiamo dimenticarci che essere battezzati vuol dire essere già risorti, già uniti a Cristo. Se ce lo dimentichiamo viviamo la vita come dei morti, immersi ancora nelle acque del Mar Rosso (cioè immersi nelle nostre paure che ci portano ad essere tristi, egoisti, a vivere male la vita e farla vivere male agli altri), invece di essere immersi nell’acqua viva che zampilla e ci da la vita eterna. Impariamo dunque a prendere almeno coscienza di tutto questo, stanotte. Com’è importante. Le nostre eucaristie diventerebbero quello che dovrebbero essere, e cioè esplosioni di gioia che si manifestano qui con una partecipazione corale e vivace, e fuori di qui con una vita che pian piano diventa diversa. Se non accade è perché non abbiamo capito che davvero Gesù è venuto a dare la vita, a fare risorgere non i morti (perché la sua Pasqua ci mostra che la morte non esiste, è solo del corpo, della ciccia), ma è venuto fare risorgere noi che siamo vivi.