venerdì 18 luglio 2025

18/04/25 NELLA PASSIONE DEL SIGNORE (VENERDI SANTO)

Ogni volta che leggiamo la passione di Gesù, penso che tutTi rimaniamo sempre colpiti dall’inaudita violenza compiuta verso Gesù, dell’accanimento e dall’odio delle autorità religiose nei suoi confronti, a cui seguono poi le ingiurie, le cattiverie e l’assenza di pietà di tutti gli altri. Cosa aveva fatto di così

terribile Gesù per meritarsi tutto questo? Lo si leggeva ieri sera nei versetti precedenti a quelli di oggi, quando il sommo sacerdote lo supplicò di dire apertamente se egli fosse il figlio di Dio e Gesù rispose di sì. Allora essi dissero: è reo di morte perché ha bestemmiato. Per noi, l’espressione “figlio di Dio” vuol dire che Dio si è fatto uomo, un’eresia per la religione ebraica, però, a quel tempo, c’era un’attesa messianica molto forte, e dire figlio di Dio o dire Messia, Cristo, era un po’ la stessa cosa, perché voleva dire un uomo mandato da Dio come suo rappresentante, che nel suo nome ricostituisse il regno di Israele con la violenza e ristabilisse la legge di Mosé, e ogni tanto compariva qualche presunto Messia. In ogni caso, l’accusa di bestemmia veniva punita con la lapidazione. Pensiamo a Santo Stefano: anche lui viene accusato di aver bestemmiato, però viene lapidato. Gesù invece volevano a tutti i costi che venisse crocifisso perché quella era la pena riservata a coloro che erano giudicati come maledetti da Dio. Insomma, la bestemmia pronunciata da Gesù non era tanto quella di essersi proclamato figlio di Dio, ma che uno come lui si fosse proclamato figlio di Dio. Se Gesù, nel corso della sua predicazione, si fosse allineato al sistema religioso del tempo, probabilmente non l’avrebbero neanche condannato a morte. Il problema era che Gesù aveva la pretesa di manifestare un volto di Dio completamente diverso da quello che loro avevano in mente, e che metteva i capi religiosi in cattiva luce. Se tutta la gente avesse creduto in Gesù, loro sarebbero rimasti disoccupati e avrebbero perso il potere, e col potere i soldi, e sappiamo che, quando ci sono di mezzo portafoglio e potere, non c’è Dio che tenga. Gesù li aveva accusati di essere ipocriti e legati al denaro, loro che invece si ergevano a modelli del popolo, aveva detto che non c’era più bisogno di andare al Tempio a spendere i soldi per compiere i sacrifici per ottenere la grazia di Dio, non rispettava il sabato, parlava di Dio come di colui che è unicamente buono e che chiede di amare anche i nemici. Era insopportabile, sia dal punto di vista teologico sia dal punto di vista politico ed economico, che la gente credesse nel Dio che Gesù faceva vedere. Occorreva a tutti i costi che la gente vedesse che uno così non era solo un bestemmiatore, ma proprio un maledetto da Dio: per questo andava crocifisso. Eppure, con la sua morte sulla croce, e proprio con la sua morte sulla croce, Gesù ha salvato il mondo e lo ha redento. Lo ha salvato da cosa? Lo ha salvato dalla fede in un Dio tremendo, in un Dio che chiede, in un Dio che mette angoscia, a cui ubbidire, che premia o castiga a seconda dei meriti delle persone, che vuole essere servito e ubbidito. E ha redento il mondo perché ha preso su di sé tutto il male e, invece di restituirlo, ha donato a tutti il suo spirito di vita, capace di far risorgere chi crede in lui. Ancora oggi, dopo 2000 anni, l’annuncio cristiano, se noi non lo annacquassimo, continua ad essere rivoluzionario. Se tutti vi aderissimo, il regno di Dio non resterebbe un sogno che continuiamo a domandare nella preghiera del padre nostro, ma comincerebbe a crescere. Noi annacquiamo il Vangelo di Gesù quando continuiamo a pensare Dio e rivolgerci a lui come a un’entità superiore a cui aggrapparci nei momenti di difficoltà e a cui chiedere le grazie di cui abbiamo bisogno, con gli stessi sentimenti religiosi che hanno tutti gli uomini e le donne di ogni tempo e di ogni latitudine che si rivolgono alla loro divinità. Gesù invece, proprio soffrendo e morendo, ci ha fatto vedere che Dio non è questo, altrimenti lui per primo non avrebbe sofferto e non sarebbe morto. Tanto è vero che è questo che gli chiedevano: se sei figlio di Dio, scendi dalla croce e ti crederemo. Gesù ha fatto vedere che Dio è fonte di vita immortale e che il suo potere è quello di trasformare gli uomini dall’interno, di fargli vedere le cose e affrontare le cose in un modo nuovo, di vivere la vita e i rapporti con gli altri in un modo diverso: insomma, di cominciare a risorgere in questa vita, per diventare come lui, cioè come Dio. Questo è il nostro Dio, quell’uomo appeso alla croce. Ce ne rendiamo conto?