venerdì 18 luglio 2025

20/04/25 PASQUA

Da oggi fino a domenica prossima, per tutta l’Ottava di Pasqua, in ogni Messa, vengono proclamati i vangeli della risurrezione, perché ogni vangelo ne parla in modo diverso. Come mai? Perché la preoccupazione degli evangelisti è quella di far vedere in che modo ogni uomo di ogni tempo può

incontrare Gesù risorto nella propria vita, sentire la sua presenza viva, altrimenti è inutile. Nessun evangelista racconta il momento della risurrezione di Gesù, perché nessuno fu testimone di quel momento. Ma tanti furono coloro che sperimentarono sulla loro pelle e nel loro cuore la presenza viva di quell’uomo che era stato crocifisso e risorto, ed è questo che ogni evangelista cerca di raccontare, dandoci le indicazioni perché la stessa cosa possa capitare anche a noi. Risorto, attenzione, non vuol dire che il suo cadavere è tornato in vita, ma che la carne di Gesù, il suo corpo, cioè la sua persona, dopo la morte del suo corpo, si è trasformata, è entrata nell’eternità, ma non per questo si è resa assente, e nemmeno invisibile, anzi: continua ad apparire e a farsi vedere, ascoltare, toccare, in un modo del tutto nuovo. E ogni racconto della risurrezione ci dice in che modo. Soffermiamoci allora per un momento sulle indicazioni che ci dà l’evangelista Giovanni nella scena dell’incontro di Gesù risorto con la Maddalena. Per motivi di tempo non possiamo soffermarci su tutti i particolari, ma solo su quelli che ci aiutano a cogliere il cuore del messaggio che Giovanni vuole trasmetterci. Giovanni è l’unico evangelista che, nel momento della sepoltura di Gesù, scrive che il sepolcro si trovava in un giardino, e infatti questa scena si svolge in un giardino e Maria scambia Gesù per un giardiniere, I protagonisti sono un uomo e una donna. Giovanni sta dicendo: come nel giardino dell’Eden Dio collocò Adamo ed Eva, così la risurrezione è una nuova creazione che non riguarda solo Gesù, ma anche noi. Ma cosa vuol dire diventare nuove creature? Per spiegarlo, l’evangelista costruisce il racconto facendo compiere a Maria di Magdala, a Gesù e agli angeli le stesse azioni dei protagonisti di un bellissimo poema dell’Antico Testamento, il Cantico dei Cantici, dove c’è una donna malata d’amore che cerca disperatamente il suo amato da tutte le parti, chiede alle guardie se lo avevano visto, e, alla fine, lo trova proprio in un giardino. Allo stesso modo, Maria viene chiamata “donna”, che vuol dire sposa, ed è disperata perché il corpo di Gesù è sparito, e chiede informazioni alle guardie del sepolcro, che qui sono gli angeli. Quando poi riconosce nell’uomo che aveva scambiato per il giardiniere il volto del suo amato, Gesù, lo chiama “Signore”, che vuol dire marito. Inoltre, prima di questo incontro, nei versetti precedenti, quando al sepolcro vuoto erano accorsi Pietro e l’altro discepolo, Giovanni aveva specificato che, nel sepolcro, vi erano dei teli posati in ordine e un sudario avvolto in un luogo a parte. I teli sarebbero le bende con le quali venivano avvolti i cadaveri, ma Giovanni li chiama teli riferendosi ai teli di lino che venivano stesi sul letto degli sposi la prima notte di nozze, e che erano in ordine, intonsi, pronti per accogliere gli sposi. Il sudario, che invece era il fazzoletto quadrato che si metteva sul volto del defunto, era avvolto in un luogo a parte, per indicare che la morte non ha toccato Gesù. Allora, cosa vuole comunicarci l’evangelista con questa dovizia di particolari? Vuole paragonare la vita terrena dei discepoli di Gesù, rappresentati e simboleggiati dalla Maddalena, con gli stessi sentimenti di amore che portano due fidanzati a cercarsi e a desiderarsi per diventare una cosa sola. Sentimenti di amore che si traducono nell’amarsi a vicenda come Gesù ha amato noi. Vivendo così, pian piano risorgiamo, diventiamo nuove creature a immagine dello Sposo, Cristo, possiamo sentire viva la sua presenza, che l’amore è più forte della morte, e così, la morte del corpo sarà per noi, come per Gesù, il momento delle nozze, quando saremo completamente risorti, cioè trasformati e uniti a lui per sempre. Infatti, quando la Maddalena capisce che quell’uomo era Gesù, vorrebbe trattenerlo, e Gesù glielo impedisce. Nel Cantico dei Cantici, l’innamorata, quando trova l’amato del suo cuore, dice: “Lo strinsi fortemente e non lo lascerò finché non l'abbia condotto in casa di mia madre”. Qui l’evangelista cambia il finale: non è lei a doverlo portare a casa di sua madre, ma è lui che vuole portarla nella casa di suo Padre. La festa di nozze non è in questa vita. Questa vita è il tempo del fidanzamento col Signore, nel quale dobbiamo camminare dietro di lui. Ci pensate come questa prospettiva cambia radicalmente il nostro modo di vivere e ci trasforma davvero, come recita il tema del Giubileo, in pellegrini di speranza?