venerdì 18 luglio 2025

6/07/25 IV DOPO PENTECOSTE

Nei giorni di vacanza trascorsi al mare, anch’io, come voi, come tutto il mondo, sono stato raggiunto da tutte le notizie sanguinarie provenienti dal Medioriente, proprio dalle terre, quelle terre Sante in cui sono state scritte le pagine della Scrittura. Medioriente in fiamme, ma non per il caldo torrido come da 

noi, ma perché la storia di Caino e Abele continua a ripetersi imperterrita. L’abbiamo riascoltata la storia nella lettura di oggi: uno porta l’agnello, l’altro le zucchine grigliate, Dio preferisce l’agnello, e Caino si offende come se a Cracco gli avessero criticato la carbonara. Morale: gli salta la mosca al naso e ammazza il fratello. E da lì, via libera alla guerra mondiale, su base permanente. Ma non succede solo là, eh. Pure qui in Occidente, che ci vantiamo di 2000 anni di cristianesimo e poi facciamo la guerra in giacca e cravatta, con le bandierine, dicendo: “Pace sì, ma prima sterminiamo un po’ di gente, che ci aiuta a riflettere”. Intanto i soldi per la pace, la tanto cristiana Europa, succube di Trump, decise di spenderli per costruire armi, giustificandosi l’idiozia che la pace si prepara con la guerra. Per scuola, sanità e ambiente? Niente, si vedrà. I soldi per salvare il mondo non ci sono mai. Ma per riempirlo di piombo, sì. È come in certe famiglie: “Non possiamo cambiare le finestre, ma possiamo comprare un fucile da caccia”. Dio chiede a Caino: “Dov’è tuo fratello?”. E Caino risponde come uno che ha perso le chiavi della macchina: “Non lo so”. Ma lo sa benissimo. Noi anche. Sappiamo dove stanno i morti, ma non vogliamo guardarli. Troppo doloroso! Eppure Dio non lo fulmina. Gli mette un segno, tipo braccialetto del pronto soccorso: “Non toccatelo”. Perché Dio è un Padre, mica un caporale. E invece, oggi, sento solo: “Vendetta! Ritorsione! Occhio per occhio!”. Ma con questa logica, finisce che ci accechiamo tutti. Israele risponde a Hamas con una Bibbia sezionata: prende i versetti più ruvidi e li usa come spranga. Il problema è che la Bibbia, letta a pezzetti, è come il bugiardino di un farmaco: se prendi solo la parte con gli effetti collaterali, finisce che bombardi pure i vicini di casa. Dio non è ultrà di nessuna squadra. Non tifa né Israele né Hamas, tifa per il figlio unico: l’uomo. E non vuole sterminare gli altri, ma il nemico che ci abita dentro: il piccolo Caino che ogni tanto vuole sfondare il cruscotto a testate nel traffico. Già a Caino Dio aveva ricordato che noi uomini siamo in grado di dominare l’istinto, se lo vogliamo, dipende da quale spirito ci vogliamo lasciar guidare. Ecco perché Gesù, fine psicologo, dice che occorre, prima di tutto, imparare a controllare l’ira che conduce a considerare qualcuno stupido o pazzo, due termini che, nel linguaggio di quel tempo, volevano dire: io ti escludo dalla mia esistenza. Ebbene, dice Gesù, se tu non controlli l’ira ed escludi qualcuno dalla tua vita, sarai sottoposto al giudizio e al sinedrio, e poi al fuoco della Geenna. Al giudizio e al sinedrio, che era l’organo giudiziario di quei tempi: certo, perché quando l’altro è un nemico da combattere, si va davanti a un giudice per vedere chi ha ragione. Se l’altro lo si considera fratello, non si va davanti a un giudice, ma davanti al Padre che ci riconosce come figli. Invece, il fuoco della Geenna si riferisce al fuoco che c’era nella valle della Geenna, situata fuori Gerusalemme, dove venivano bruciati i rifiuti. Quindi Gesù sta dicendo: finchè consideri l’altro come nemico, sei tu ad aver perso la tua dignità, sei come un rifiuto, perché vuol dire che non consideri Dio come Padre e non ti riconosci come figlio, quindi hai fallito la tua esistenza. E allora: che facciamo? Ci indigniamo giusto in tempo per l’aperitivo, e poi via? Oppure ci guardiamo in faccia, e ammettiamo che, magari, Caino abita pure in noi, in quella parte che non sopporta quando qualcuno è più felice di noi? Perché alla fine, Caino ce l’abbiamo tutti in tasca. Come le chiavi, come il telecomando. Basta poco, e lo tiriamo fuori. Se ci chiamiamo cristiani, la domanda è: siamo venuti qui solo per far finta che va tutto bene, o davvero vogliamo colmare la distanza tra noi e il Vangelo, che spesso è più lontano di Saturno?